Continua il diario del nostro vescovo Marco Prastaro in vacanza nelle terre del Kenya che l’hanno visto impegnato per ben tredici anni come missionario Fidei Donum. Panorami e animali, ma soprattutto impegno episcopale con incontri, liturgie festose e anche cresime e prime comunioni.

Lunedì 22 luglio

A inizio mattina andiamo al Resurrection Garden, un centro di spiritualità gestito dai Missionari della Consolata, vorrei salutare alcuni padri che in passato erano a Maralal. Incontriamo P Mario Lachin, 84 anni di età da 45 anni in Kenya. È stato amministratore della diocesi di Maralal. Veniva volentieri a mangiare da noi a Lodokejek, era per lui una buona occasione per stare in compagnia e parlare un po’ di tutte le sue preoccupazioni. Fu lui ad accompagnarmi in aeroporto la sera che lasciai il Kenya. Ci salutiamo con un abbraccio pieno di affetto. Ci offre un caffè e per tutto il tempo, parla e racconta.
Prima di ripartire passiamo sulla tomba del Cardinale Otunga, primo vescovo Kenyano, oggi servo di Dio.
Andiamo a pranzo al Carnivore, dove si mangia solo carne, tra cui il coccodrillo e lo struzzo.
Dopo il lauto pranzo rientriamo verso il centro città per passare dalla casa regionale delle suore della Consolata, qui presta il suo servizio Suor Giuseppina Franco di San Damiano d’Asti. Arrivati alla casa incontriamo alcune suore che hanno lavorato molti anni nella diocesi di Maralal, una di loro ieri ha compiuto 90 anni, quando mi vede mi abbraccia affettuosamente dicendomi: “Che bello Marco vederti”. Una delle suore ci racconta di quando, per la prima volta, arrivò via nave in Kenya dopo 28 giorni di navigazione e circumnavigazione dell’Africa. Nella sala dove siamo passa poi una delle suore che lavora a Gibuti. Ci racconta della vita in quel paese arabo: “Non possiamo neanche tenere la croce. Per la messa vengono alcuni dei cappellani militari che servono le truppe di altre nazioni”. A Gibuti le suore gestiscono una scuola.
Dopo quasi mezz’ora arriva finalmente suor Giuseppina che era fuori per una commissione. Ci eravamo conosciuti un po’ di tempo fa mentre era in vacanza in Italia. Parliamo di Kenya, parliamo di Asti, ne viene fuori la sua passione missionaria.
Prima di rientrare a casa passiamo nella cappella della Casa in cui è sepolta suor Lionella Sgorbati, uccisa a Mogadiscio nel 2006, di recente proclamata martire e Beata. Le suore presenti con noi l’hanno tutti conosciuta poiché fu per un po’ di anni la superiora della comunità in Kenya. Una delle suore, che ha seguito la causa di beatificazione, commossa e con le lacrime agli occhi ci parla di lei, ricordando la sua opera per le ragazze della Somalia. Avendola conosciuta personalmente ne fa un ritratto molto semplice e normale, che con una battuta descrive così: “Suor Lionella non è nata Santa, ma lo è diventata. Per questo può essere un modello per tutti noi”.
Ci lasciamo con abbracci pieni di affetto, chissà se ci rivedremo ancora?
Sono le 17,00 e il traffico di Nairobi è intenso. Passiamo per alcune vie secondarie per tagliare un po’ di traffico, registro che la città è molto cambiata in questi anni. In un’ora arriviamo a casa.
Alle 19,00 celebriamo messa dalle suore. Hanno una casa immensa ed una cappella altrettanto grande pur essendo solo in 3. Don Daniele predica, ed il clima è di grande raccoglimento e preghiera. A metà messa va via la corrente e la suora subito porta una lampada sull’altare. Nella penombra proseguiamo sempre con grande raccoglimento.