yuIl commento alla Parola di domenica 28 novembre (Prima domenica di avvento b) a cura di Sr Maria Benedetta del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci presenta una scena escatologica, che può incuterci quasi timore. Si parla di uno sconvolgimento degli astri, della terra, delle coscienze e perfino delle potenze dei cieli. 

Per comprendere meglio di cosa si tratta conviene partire dalla fine del testo, ove è lo stesso Gesù a farsi interprete del racconto che ha appena esposto ai suoi discepoli: “Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.

L’Avvento è il tempo dell’attesa, della vigilanza. “L’Avvento ci invita ogni anno a riprendere a camminare attraverso i sentieri del tempo, verso il compimento di ogni frammento di eternità che possiamo pregustare giorno dopo giorno” (fra. Michael David). Ecco la parola “chiave” di questa domenica: l’eternità. Il Signore Gesù vuole ricordarci che noi non siamo fatti per la terra, ma per il cielo. La sua parola non vuole spaventarci, ma infonderci tanta speranza e desiderio di eternità; proprio per questo è necessario vegliare e non lasciare che il nostro cuore si appesantisca in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. 

Chiediamoci: “Quanto noi pensiamo all’eternità che ci attende?. Quanto noi pensiamo che siamo pellegrini verso la nuova Gerusalemme?”. Ci attende l’incontro con il Figlio dell’uomo, il nostro Salvatore che morì per i nostri peccati, che fu sepolto e che è risorto, per noi, e vuole che anche noi siamo con Lui, come troviamo scritto in Gv 17,24: ”Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo”.

S. Paolo nella lettera ai Colossesi ci dice che: “Ci sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e ogni Forza. È necessario, infatti, che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte” (Col. 15,24). Tutte le forze avverse a Dio saranno annientate, però noi potremo gioire della vittoria del nostro Redentore e finalmente saremo per sempre con Lui e lo vedremo così come Egli è.

Soltanto non dobbiamo dimenticare due cose importanti: “La croce è la via che dalla terra conduce al cielo…fino nel seno della Trinità” (Edith Stein) e “al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore” (S. Giovanni della Croce). L’invito di Gesù alla vigilanza è un invito a vivere il momento presente facendo tutto con amore, nell’amore, per l’amore, perché è l’amore che dà valore a tutto e che ci spalancherà le porte del cielo. 

Nell’attesa della venuta del Nostro Salvatore abbiamo due ganci in mezzo al cielo: l’amore e la croce. Il nostro Santo diceva: “Croce e Divina Provvidenza, Divina Provvidenza e croce sono due cose che combinano”. Noi possiamo dire che amare è una croce, perché l’amore vero implica rinuncia, sacrificio e dono totale di se all’altro. La croce è la sorgente da cui attingere l’amore, perché dal cuore trafitto di Cristo, è scaturito l’amore.

Per questo, inebriamoci d’amor di Dio, beviamo noi stessi, sempre di nuovo, alla sorgente che è il Crocifisso, per essere a nostra volta anfore per dissetare i fratelli.

Vieni, Signore Gesù, nostro cielo!

LETTURE: Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12-4,2; Lc. 21, 25-36