“In questi giorni giornalisti e amici mi hanno chiesto cosa penso del fallimento dell’Asti Calcio ed è davvero per me difficile riuscire lucidamente a fare un’analisi, a dare un parere o un giudizio perché è come chiedere un commento a proposito di qualcuno che ha fatto del male a qualcosa che per così tanti anni è stata parte grande della tua vita.
Quando abbiamo ceduto la società (maledetto quel giorno !) avevo scritto una lettera aperta dove salutavo gli atleti, i tifosi, la città per quei 24 anni trascorsi a far crescere quella che definivo moglie, compagna, amante e che di fatto lasciavamo in mano ad altri ma senza dimenticarla e ripromettendo di poterla andare ogni tanto a trovare per vedere che stesse sempre bene.
 Questa cosa non è stata possibile perché purtroppo da subito è stato evidente che era stato fatto un grande errore di valutazione e quella che era stata la tua passione veniva anno dopo anno di fatto stuprata fino ad arrivare all’amara conclusione di questi giorni.
Ho detto che l’avventura con Remo e Gian è stata di fatto la storia prima di tutto di una amicizia che condivideva una passione forte e vera e che aveva uno scopo chiaro e pulito, quello di far sì che quel nome A.C.ASTI e quei colori bianco/rossi fossero un vero orgoglio per giocatori, giovani atleti, allenatori, staff tecnico e tifosi; in una parola l’orgoglio di una intera Città con un passato più glorioso del presente che si stava vivendo.
Oggi è tutto finito ma di certo quel nome e quei colori sono ancora nelle mani di qualcuno, che sia un liquidatore fallimentare o di un sindaco ma se c’è ancora un po’ si affetto per quei colori deve essere questo il momento di ripartire, senza avventure e avventurieri , senza false promesse ma con l’umiltà di chi si avvicina a qualcosa che ha fatto battere il cuore a tanti.
 85 anni di storia non possono morire per un pugno di soldi e per un pugno di…” Piero Chiesa