“Sono una RLS ed RSU del Comune di Asti ma prima di tutto, una dipendente e una cittadina astigiana. In tema di sicurezza, da anni cerco (con estrema fatica) di dialogare con un’Amministrazione miope e distratta che ripete tristemente sempre lo stesso ritornello, un fac-simile di risposta buona per tutte le stagioni: “non ci sono soldi”. E sono anni ormai che con altri colleghi denuncio furti, rapine, aggressioni verbali e ahimè fisiche, persino un suicidio e un tentativo fortunatamente scongiurato in tempo, fino all’inquietante episodio della scorsa settimana alla collega-usciera di Palazzo Civico. Sono rimasta basita nel leggere le dichiarazioni dell’assessore Vercelli, che vede nelle richieste di un sindacato, ultimo portavoce dell’ennesima denuncia, una strumentalizzazione ad uso e consumo dello stesso. Parole che feriscono e rattristano: nessun dipendente, nessun settore del Comune di Asti e nessun sindacato ha mai fatto distinzioni di sorta tra cittadini di serie A e serie B, mentre la richiesta di dotarsi della presenza di un vigile urbano o delle telecamere di sorveglianza è ben lungi dall’idea di “militarizzare” i palazzi comunali, peggio ancora allo scopo di non essere raggiunti da determinate categorie di cittadini. Le norme del Dlgs 81/08 poi parlano chiaro: oltre a indicare precise responsabilità (anche penali) nei confronti dei datori di lavoro e/o preposti , il decreto ribadisce e sottolinea l’importanza della prevenzione ove viene esercitata l’attività lavorativa, a tutela di chiunque ne acceda. La sicurezza quindi non ha “colore”, nè tessera sindacale; se la legge crea i presupposti per una efficace applicazione, il buonsenso ne suggerisce le strategie”. Monique Abele, dipendente comunale di Asti