Definita nei giorni scorsi la graduatoria che permetterà a 20 persone di accedere al beneficio di un Cantiere di lavoro, l’Assessorato Politiche sociali del Comune di Asti ha preso un’iniziativa volta a potenziare la misura dei tirocini, meno propriamente chiamati borse lavoro. Mentre il Cantiere, regolato dalla Legge regionale 34, avrà una durata di 130 giornate lavorative, a 25 ore settimanali con impieghi nella valorizzazione del patrimonio pubblico, il Tirocinio formativo, secondo la D.G.R 42, è “una misura di inclusione sociale al fine di offrire la possibilità di costruire/mantenere/aumentare un bagaglio di conoscenze ed esperienze che possano condurre al termine di questi stessi percorsi ad un inserimento socio-lavorativo”. Sono quindi propriamente misure a tempo che non garantiscono prospettive occupazionali di lungo periodo. Su questo fronte l’incontro svoltosi nei giorni scorsi in Municipio ha riunito le principali organizzazioni datoriali locali, Confartigianato e Cna, Confesercenti e Ascom, Coldiretti e Cia, e Camera di Commercio, per “discutere la possibilità di un progetto, hanno richiamato il Sindaco Maurizio Rasero e l’Assessore Mariangela Cotto, che promuovendo il tirocinio formativo punti a una maggiore stabilità del rapporto di impiego”. In che modo? L’Ente locale entra quotidianamente in contatto con persone che hanno perso lavoro, con tutte le ricadute immaginabili; a loro, compatibilmente con le risorse disponibili, viene offerta una borsa lavoro, meglio un “tirocinio formativo”, da svolgere in uffici e servizi interni, con prospettiva limitata nel tempo. Se fossero le ditte, gli artigiani, le imprese a coprire il bisogno di lavoro, considerando una base di rimborso degli oneri a carico del Comune per sei mesi, eventualmente prorogabili da parte del datore di lavoro, potrebbe innescarsi fiducia e interesse alla proposta? Da parte del Municipio, oltre a una dotazione finanziaria di circa 50.000 euro, disponibili sul Fondo di contrasto alla povertà, anche l’indicazione di persone con un profilo umano e professionale di probabile interesse per le aziende. Positive le prime reazioni in attesa di definire nei dettagli un progetto condiviso. Non si intende infatti procedere senza tenere conto dell’azione delle Agenzie di collocamento né favorire intermediazione di manodopera. Al contempo è prevedibile il coinvolgimento del Centro per l’Impiego, anche per quanto riguarda il “collocamento mirato”, volto all’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità. Di certo si vuole rivolgere attenzione alla fascia dei 40-50 enni che assistono impotenti a chiusure e ristrutturazioni aziendali, ma con una competenza ancora da spendere sul piano dell’occupabilità.