Claudio Rosmino vive e lavora in Francia, dove, nel lontano 1998 viene assunto da Euronews, nato come risposta europea al canale di notizie americano Cnn. Dopo interviste, reportage e scoop, ora è reporter del canale Magazine e i suoi reportage scientifici sono tradotti in dodici lingue. Mentre il covid, lungi dall’essere sconfitto, continua a far parlare anche oltralpe.

Che sta succedendo in Francia tra vaccini, green pass e ennesime “ondate” all’orizzonte?

“In Francia sale la febbre da covid. A spingere verso l’alto la temperatura sono i numerosi casi di contagio degli ultimi giorni e le polemiche su cosa fare per rispondere alla ormai scontata quarta ondata del virus. Il presidente Macron ha acceso la miccia due giorni prima delle festività del 14 luglio, annunciando misure che si traducono con l’obbligo vaccinale, diretto o indiretto. 

Per alcune categorie professionali il vaccino è ormai imposto per legge: personale sanitario, addetti delle case di riposo e tutti coloro che sono in contatto con le persone anziane, pompieri, insegnanti ecc. Per ora non si parla ancora di estendere l’obbligo agli studenti a partire dai dodici anni, ma altre misure, già in vigore, stringono comunque il cerchio attorno a coloro che rifiutano il vaccino. In pratica, per andare al cinema, al ristorante, salire su un treno, entrare nei musei, nei grandi centri commerciali e in tutti quegli spazi chiusi pubblici che possono accogliere più di 50 persone sarà necessario il «pass sanitaire», l’equivalente del «green pass» in pura lingua francese. Per gli adolescenti dai 12 ai 17 anni, il documento sarà richiesto a partire da settembre. Per chi non lo potrà fornire, sarà necessario girare con test molecolari aggiornati. Coloro che rifiutano di farsi vaccinare saranno di fatto tagliati fuori da una parte della vita sociale”.

Qual e’ stata la reazione a queste misure?

“Le polemiche sono scoppiate immediatamente sia a livello sociale, che politico. L’Assemblée Nationale deve pronunciarsi in questi giorni sui criteri di attuazione delle misure già decise e delle altre che seguiranno.

C’è chi dice che la mano dello Stato nell’inoculare l’obbligo vaccinale stia tremando e che quindi aspettino cifre catastrofiche per poter giustificare lo strumento coercitivo. I socialisti si schierano chiaramente per l’obbligo generalizzato, ma solo per i maggiorenni. 

Il governo, sotto il peso delle critiche, parla di periodi di adattamento alle nuove regole, di fatto un modo per dire che se non ti vaccini, puoi ancora andare al ristorante per una settimana in più, senza subire sanzioni. Dall’altro lato, ristoratori ed esercenti di luoghi pubblici, fanno sapere che loro non sono in grado di fare i poliziotti per individuare i non vaccinati tra i loro clienti. Insomma, la confusione è tanta, e tutti sperano di un ritorno del buonsenso, sociale e istituzionale. 

Tra gli expat italiani, le posizioni sono meno conflittuali. Per quasi un anno e mezzo, siamo stati sottoposti a regole rigide per poter attraversare la frontiera e spostarci da un paese all’all’altro (quando possibile). Nessuno ha voglia di ritrovarsi nuovamente in una situazione di confino sanitario. 

Tra i miei conoscenti italiani il 100% si è fatto vaccinare, non ha avuto conseguenze gravi (solo qualche fastidio passeggero dopo la seconda dose) e si dichiara soddisfatto della propria scelta, potendo evitare nuovi test molecolari o periodi di quarantena. 

Personalmente, non so se ne usciremo migliori da questa crisi; mi auguro almeno che ci aiuti a sviluppare una maggiore attenzione per quel solo pianeta che abbiamo a disposizione, un ecosistema unico nell’universo conosciuto, a cui dobbiamo più rispetto e meno chiacchiere.”

Altre interviste di astigiani nel mondo sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 23 luglio 2021

Paolo Viarengo