Don Beppe ha 82 anni. Si era insediato nella parrocchia di San Pietro il 29 giugno del 1992, trent’anni fa. 

Senza feste, senza clamori.

Adesso si prepara a lasciare la guida della parrocchia che considera la sua casa (“non ho mai avuto tante cose, ma se resterà qualcosa di mio di certo lo donerò a San Pietro”, dice) a don Mario Banaudi. Don Steffenino diventerà collaboratore parrocchiale, continuando a risiedere in parrocchia.

Come ha preso la decisione del vescovo?

“È arrivata all’improvviso. Il Vescovo mi ha telefonato comunicandomi la decisione, un fatto compiuto. Certo, l’età della pensione l’avevo… ma speravo di avere il tempo di prepararmi meglio a questo cambiamento. Al Vescovo avevo detto in passato che sarei rimasto fin quando lui lo avesse voluto e le mie forze me lo avessero concesso. Ma di fatto resterò ancora, anche se non più in prima linea. Sarò una buona spalla, per le confessioni o il Centro di Ascolto per esempio”.

Che parrocchia ha costruito in questi 30 anni?

“Ho cercato di essere presente, di essere sempre accanto alla gente. San Pietro è diventata col tempo la parrocchia che aiuta tutti. Non avevo tempo di fare progetti: dovevo rispondere alle necessità e alle esigenze delle persone, che nascevano e cambiavano giorno dopo giorno. Nei primi anni abbiamo investito molte energie nel catechismo e nei percorsi prematrimoniali. Ma certamente non è mai venuta meno l’attenzione verso gli anziani e i fragili. Poi la società è cambiata sotto i miei occhi, e con essa è cambiato il volto della parrocchia. I fedeli si sono pian piano allontanati. I giovani sono diventati adulti, e tornano per impartire i sacramenti ai loro figli. I sacramenti tengono unita una comunità”.

Conosce il suo successore, don Mario?

“Certamente, da quando è stato ordinato sacerdote. San Pietro è casa sua. È simile a me, una persona sensibile, molto vicino alle persone. Sono sicuro che si troverà bene qui”.

L’intervista completa sul numero della gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 24 giugno 2022

Marianna Natale