Nel giorno della Festa della Donna non è stato difficile trovare una rappresentante dell’universo femminile nell’ambito della cultura e dello spettacolo astigiano.

La scelta è caduta su Chiara Buratti con cui abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere durante un suo viaggio in treno verso Roma perché l’attrice ferrarese ma ormai astigiana d’adozione, sposata con il giornalista-dj Massimo Cotto, è impegnata in un programma televisivo. In più sta girando l’Italia con lo spettacolo teatrale “Quattro donne”, da lei scritti e interpretato che andrà in scena proprio stasera, il giorno della Festa della Donna, a Sassuolo. Insomma, una figura impegnatissima che rappresenta al meglio la figura femminile contemporanea, impegnata professionalmente senza dimenticare gli affetti.

Nelle sue parole traspaiono la solarità, l’umiltà e il “sense of houmor” di una donna vera con le sue fragilità, i suoi sogni e le sue ambizioni che ci ammaliano quanto la sua bellezza.

Che cosa rappreseta per lei l’8 marzo?

“Sinceramente ritengo che per l’8 marzo ci sia ben poco da festeggiare. Mi fa venire in mente una canzone che diceva: “O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai…”. Questo è l’emblema della Festa della Donna. Un giorno solo serve solamente a pulire la coscienza di chi non capisce che anche l’acqua è sporca. E questo vale per Chiara Buratti moglie, madre e donna di spettacolo: non ci sono differenze”.

La malattia che ha dovuto affrontare che cosa le ha insegnato?

“La domanda mi coglie di sorpresa: è la prima volta che qualcuno me lo chiede. D’istinto le rispondo che mi è servita a rifare la mia rubrica telefonica. Sono stata in ospedale quasi 11 mesi e, proprio in quei momenti, ho capito quali fossero gli amici, quelli che contano veramente. Alcune persone che prima della malattia volevano sempre uscire con me dopo che hanno scoperto che stavo male mi avranno inviato un paio di messaggi. Ci vorrebbe, per ognuno di noi, un evento, possibilmente non triste, ma che ci permetta di capire da chi siamo circondati. Comunque ho avuto molte persone vicino, sono state molte di più quelle che mi hanno sorpreso di quelle che mi hanno deluso; il bilancio è stato molto positivo. Lo stare in ospedale mi ha dato la possibilità di capire che non bisogna vivere nell’ansia del lavoro. Nel mio di lavoro conta molto l’equilibrio ma altrettanto contano le relazioni: mentre stai facendo una cosa devi già pensare alla successiva. Non potresti fermarti mai, ma l’essermi fermata, per cause di forza maggiore, mi ha fatto capire che ci sono cose più importanti, mi ha liberato di quell’ansia e, paradossalmente, ora lavoro molto di più”.

A proposito di lavoro: che cosa sta facendo in questo periodo?

“Sto riprendendo il tour di “Quattro Donne”, lo spettacolo scritto da me in collaborazione con Giannino Balbis. L’8 marzo, vale a dire oggi, saremo a Sassuolo, il 10 a Carcare, il 19 a Capoliveri sull’ Isola d’Elba e il 23 a Rivalta Torinese. Sono “quattro donne” che hanno sempre vissuto in direzione ostinata e contraria, in periodi diversi e in cui c’erano molti pregiudizi legati alla figura femminile. In questo momento sto andando in treno a Roma per la seconda stagione del programma per Rai Cultura intitolato: “Profili. Storie che chiedono di essere raccontate” : ritratti in bianco e nero della vita di grandi scienziati. Raccontiamo, in maniera agiografica, le loro scoperte, i loro momenti di luce ma anche i loro inciampi e le loro ombre, insomma un modo di rappresentarli diverso ed originale”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 8 marzo 2024

Massimo Allario