La stagione del Teatro Alfieri, che ha superato quota 500 abbonamenti, un record, prosegue con un grande protagonista della scena artistica italiana : Gene Gnocchi.

Stasera alle 21 il grande comico emiliano ci proporrà la sua esilarante commedia intitolata “ Se non ci pensa Dio, ci penso io” e sicuramente ci intratterrà con la sua ironia graffiante e ci strapperà grandi risate con la sua comicità stralunata e ricca di colpi di scena.

Lo abbiamo sentito e, con grande disponibilità, ci ha parlato dello spettacolo, delle sue passioni e dei suoi progetti.

Ci parli del personaggio strampalato che interpreta nel suo spettacolo…

“Interpreto un capufficio che, dopo aver saputo che Dio è una frequenza quantistica, ingaggia un tecnico per parlare con Lui attraverso una vecchia radio. Desidera farsi spiegare il perché di tante cose che succedono sulla Terra e che non lo convincono e dei mali del mondo a cui non sa dare una spiegazione. Ma in questi anni i dubbi del capufficio sono aumentati e il piccolo impiegato comincia a mettere in dubbio le scelte del divino principale. Con me sul palco c’è Diego Cassani, l’elettricista-musicista, che mi accompagna con la sua chitarra e con la sua musica cerca di aiutarmi in questo difficile compito di colloquiare con Dio”.

Cosa ne pensa della comicità attuale?

“Io sono ormai un vecchio artista ma sono abbastanza attento ai comici di oggi. Ci sono dei ragazzi molto bravi e con grandi qualità. La comicità deve soddisfare parametri diversi indipendentemente dalla tipologia. Un conto è lo sketch di cinque minuti, un conto è lo spettacolo di due ore. Le qualità di un comico si misurano su di un palco di fronte a un pubblico da intrattenere e far ridere per un paio d’ore, non è la stessa cosa fare qualche battuta sui social”.

Lei viene dalla provincia: che cosa significa essere dei “provinciali”?

“Io vivo in provincia da sempre, sono orgoglioso di essere un provinciale, la mia dimensione è provinciale. Vivo a Faenza, la mia via di fuga, la possibilità di staccare, dove ci sono i miei amici di una vita, le mie cose. E’ il mio mondo.

Non amo frequentare i salotti televisivi perché si parla sempre male dei colleghi (e ride, ndr), non ho l’esigenza di stare troppo sotto i riflettori. Sono legato anche alle vostre zone: a 17 anni sono stato ingaggiato dall’Alessandria Calcio, allenata da Pippo Marchioro, all’inizio degli anni ‘70: ci giocavano Salvadori, Arrigo Dolso, e tanti altri. Ad Alessandria ho frequentato il Liceo Classico, ho lasciato tanti amici che poi vengono a vedere i miei spettacoli.

Anche nell’ambito dello spettacolo, quando deciderò di appendere gli scarpini al chiodo, lo farò senza rimpianti, perché sarà venuto il momento di smettere”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 18 novembre 2022

Massimo Allario