Un gruppo spontaneo di vescovi che vogliono trovare strategie e soluzioni per affrontare attivamente il problema delle aree interne d’Italia si ritrova da tre anni per confrontarsi, conoscersi e trovare insieme nuove strade. Per aree interne si intendono quei comuni italiani più periferici in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Si tratta di territori marginalizzati e a rischio di abbandono, che ad oggi costituiscono circa il 60% della superficie italiana, con circa 4.000 centri che rientrano in questa categoria, in cui risiedono oltre 13 milioni di cittadini (il 22,7% della popolazione italiana), secondo i dati ufficiali del governo. Da due anni anche il nostro vescovo Marco Prastaro ha preso parte a questo gruppo di vescovi per le aree interne, partecipando al ritrovo annuale a fine agosto per fare il punto della situazione. 

Di che cosa si occupa esattamente questo gruppo spontaneo di vescovi? 

“Tre anni fa, il vescovo di Benevento fece una riflessione con gli amministratori comunali sul futuro del loro territorio, soprattutto per quanto riguardava i paesi delle aree remote, quelle che erano lontane dai servizi e che stavano diventando delle realtà che stavano morendo. Ha intrapreso una riflessione di tipo pastorale, interrogandosi su cosa la Chiesa potesse fare per affrontare questo problema. La domanda alla base è: questi paesi sono destinati a morire o c’è un modo per farli vivere dignitosamente? La risposta è da ricercare sul piano sociale, e come Chiesa aggiungiamo anche l’aspetto Pastorale”.  

Quali strategie mettete in campo? 

“Alcune soluzioni si ritrovano nel mettere insieme i piccoli paesi a livello Pastorale, tramite poli catechistici e di Chiesa. Nel gruppo siamo circa 15 vescovi e veniamo da diverse regioni italiane, in particolare Campania, Molise, Sicilia, Sardegna, Emilia-Romagna, Piemonte: ciascuno vive situazioni diverse e si deve pensare a strategie diverse, ma è importante confrontarci tra noi per trovarle”. 

Come mai ha deciso di prender parte a questo gruppo?

“Tramite il passaparola due anni fa sono venuto a conoscenza di questa iniziativa. Ero l’unico vescovo del Nord e ho pensato a come potesse essere un’occasione anche per me, e per la mia diocesi, confrontarmi con riflessioni di quel tipo. Anche se le circostanze sono molto diverse da quelle del centro e del sud d’Italia, noi siamo una realtà che ha tanti paesini sparsi e quindi ho pensato fosse interessante capire quali soluzioni si potessero trovare, insieme, ed è anche un’occasione per creare fraternità con altri vescovi”. 

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 9 settembre 2022

Federica Bassignana