L’Arazzeria Scassa diventa argomento di dibattito politico. A portarla agli onori della cronaca il gruppo consigliare in provincia “Noi per Asti”.
Massimo Padovani e Mariangela Cotto ne ripercorrono la storia, iniziata nel 2002 con un accordo tra l’amministrazione provinciale e Ugo Scassa, proprietario del laboratorio, che avviava l’iter per istituire il “Museo degli arazzi” nel bel fabbricato di via dell’Arazzeria.
La Provincia ha concretizzato il suo impegno allestendo il museo, in concorso con i contributi delle fondazioni CrAsti e Crt e alcuni finanziamenti regionali.
In questi anni però la struttura  ha funzionato a singhiozzo, non fruibile in continuità, nella maggior parte dei casi solo previo appuntamento con il maestro Scassa.
“Nelle occasioni in cui il museo è stato aperto con continuità – afferma Massimo Padovani – i risultati si sono visti. La mostra allestita a settembre, in occasione dell’ultimo Palio – di cui Scassa ha realizzato il drappo – ha da sola determinato un sostanzioso incremento delle visite rispetto all’anno scorso”, da 2.092 a 3.911 visitatori.
“L’amministrazione provinciale ha realizzato un intervento con fondi pubblici su un immobile privato. – spiega Padovani – Non contestiamo questo di per sé, ma osserviamo che, dopo quasi dieci anni, la situazione dell’Arazzeria è la stessa del 2002: il museo non è decollato, non è aperto con continuità, non è di fatto entrato nei circuiti turistici dell’Astigiano”.
E’ questo, osservano Padovani e la Cotto, mentre ogni anno la Provincia versa circa settantamila euro per il mantenimento della struttura, un costo di circa 130 euro a visitatore, decisamente troppo in un periodo di vacche magre come quello che stiamo vivendo.
“O la struttura evolve  veramente in un museo, fruibile liberamente al pubblico, o diventa inutile per la Provincia continuare a contribuire per il suo mantenimento. – afferma Padovani – In un momento in cui ogni risorsa è preziosa e gli enti pubblici presentano ai cittadini un conto di tagli dolorosi, i settantamila euro per il museo dell’arazzeria Scassa, così com’è gestito ora, sono un vero spreco, non più tollerabile”.
m.b.