Ogni anno, la prima domenica dopo Sant’Agata (5 febbraio) viene riproposto il tradizionale appuntamento con la fagiolata. Sin dalle prime ore del mattino, davanti al pilone votivo dedicato alla Santa, sul confine tra Portacomaro e Scurzolengo, in frazione Mezzena, si accendono i fuochi sotto alle sette “caudere” in cui vengono cotti settanta chili di fagioli borlotti, insaporiti con carni e costine di maiale. Ai “fornelli” cuochi storici che da oltre 40 anni tengono viva la tradizione, ai quali si è affiancato, da due anni, un nuovo gruppo di giovani del paese. Dalle 11, dopo la rituale benedizione del parroco, si rinnova l’antica usanza della distribuzione del piatto, accompagnato dai vini prodotti dalle aziende vitivinicole della zona. Il ricavato dell’iniziativa, a offerta, viene destinato ad un’opera benefica nel paese. Le origini della festa, risalgono all’inizio del secolo scorso, con la costruzione del pilone votivo dedicato alla Santa siciliana. Si narra infatti che la cappelletta sia stata fatta costruire da un proprietario terriero di Scurzolengo, un certo Gai, come riconoscenza a Sant’Agata per la miracolosa guarigione di un figlio colpito da una boccia durante una partita a bracciale, che lo aveva ridotto in coma. Altri raccontano che la costruzione dell’edicola di confine debba essere fatta risalire ad un ex voto di un portacomarese emigrato in America, scampato da un naufragio al ritorno in Italia, grazie all’avvertimento della Santa. Forse, come sostengono gli appassionati di storia locale, la devozione a Sant’Agata è molto più antica e risale al periodo dell’invasione dei Longobardi, che fondarono e diedero il nome a Scurzolengo. L’appuntamento è per domenica mattina in frazione Mezzena.