Il progetto “Ma tu sai chi erano i Beatles? La condizione giovanile tra impegno, disimpegno e nuove forme di responsabilità” prosegue nell’analisi del ruolo dei giovani dal Novecento a oggi grazie al contributo di personaggi illuminanti, ultimo dei quali Angelo d’Orsi, un personaggio poliedrico, professore di Storia del pensiero politico contemporaneo nella Facoltà di Scienze politiche di Torino, allievo di Norberto Bobbio, organizzatore culturale, saggista e giornalista. Lo scorso giovedì 30 marzo, al fianco di questa ragguardevole personalità, la moderatrice Nicoletta Fasano dell’ISRAT ha proposto una brillante introduzione che ha illustrato lo scenario del XX secolo, dove si sono affacciati termini mai uditi prima come “antiautoritarismo”o “panpoliticismo”. L’atteggiamento fortemente critico dei giovani sessantottini attacca ogni forma di dispotismo presente nella società: primo oggetto di protesta è la struttura gerarchica nelle relazioni personali, secondo la quale l’uomo, sia nella coppia che nella famiglia, è il detentore del potere. Il passo successivo nella sistematica polemica degli schemi sociali si rivolge alle istituzioni, considerate soffocanti prigioni dell’individuo: ci si oppone alla posizione di superiorità del medico rispetto al paziente, o del docente rispetto allo studente. Nasce la Pop Art, il movimento pacifista si oppone alla guerra del Vietnam, si rifiutano gli stereotipi, diventano protagonisti della storia coloro che non lo erano mai stati prima. Angelo d’Orsi prende la parola ricordando la guerra fra generazioni promossa da Marinetti, teorico del futurismo, secondo il quale nella giovinezza stessa risiede un valore insito, contrapposto al passatismo. Lo storico definisce la limitazione futurista dell’età parlamentare ai 25 anni una miopia culturale e politica, l’elevazione della guerra come emblema della gioventù un autentico paradosso, il rifiuto della saggezza senile un parricidio ideologico. La giovanile rivoluzione culturale cinese di Mao ricerca il restauro del pensiero marxista-leninista contrastando il conservatorismo e la borghesia; Che Guevara propone la povertà come virtù, la guerriglia come strumento di riaffermazione da parte dei campesinos. Il capitalismo e il consumismo vengono criticati aspramente, insieme all’ipocrita tolleranza e alla falsa libertà. Riguardo al nostro millennio, d’Orsi non è ottimista: teme la tentazione alla “disconnessione cerebrale” degli adolescenti di oggi, dovuta all’assenza di prospettiva. Conclude con una citazione di Gramsci: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”
Ornella Darova