Un fronte agricolo per la prima volta compatto e che, con coraggio e senso di responsabilità, chiede garanzie e progetti per uscire dalle difficoltà e rilanciare la filiera del Brachetto. L’unità del mondo agricolo e della cooperazione si è concretizzata nell’ultimo incontro della commissione paritetica sul Brachetto che si è svolto lunedì 22 luglio e a cui hanno partecipato i rappresentanti di Confagricoltura e di Cia, che hanno riportato le proposte emerse negli incontri con i produttori organizzati da Agrinsieme alla cantina Tre Secoli di Ricaldone. “Anche se la riunione di lunedì si è risolta sostanzialmente con un nulla di fatto – afferma Francesco Giaquinta, rappresentante di Confagricoltura – sono emerse le differenti posizioni della parte agricola e della parte industriale. La parte agricola ha chiesto, per la prossima vendemmia, la resa di 65 quintali per ettaro, con superi fino a 96 quintali, che è il massimo previsto dal disciplinare. Per quanto riguarda il prezzo delle uve la parte agricola ha proposto 105,50 euro al quintale, lo stesso prezzo del moscato; per quanto riguarda la parte eccedente la richiesta è di 40,00 euro al quintale”. “La proposta della parte agricola rispetto a quella degli anni passati ha l’ambizione di dare la possibilità ad altri soggetti della filiera di entrare nel mercato del Brachetto per il suo rilancio» afferma Carlo Ricagni rappresentante della Cia. «La parte agricola e le cantine sociali, nella loro proposta, – prosegue Carlo Ricagni – intendono gestire questo complesso passaggio attraverso la mutualità del comparto, dichiarandosi disponibili a sostenere i costi di gestione dell’accordo”. Una proposta che è piaciuta ad Assobrachetto, la libera associazione di vignaioli, che attraverso il suo presidente Pierluigi Botto, l’ha definita come un’azione di coraggio e finalizzata al rilancio del comparto. Ma che è stata bocciata, almeno per ora, dalla parte industriale che ha proposto, invece, una resa di 35 quintali ad ettaro per la docg al prezzo dello scorso anno ridotto del 6%, mentre per la parte eccedente ha proposto 35 euro al quintale. L’ipotesi industriale è stata scartata dalla parte agricola in quanto ritenuta inaccettabile. A questo punto tutto è stato rimandato ad altra riunione.
politica ed economia
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