Ci sono molti modi di raccontare un piatto esotico e altrettanti di descrivere una ricetta diversa dal solito. Per questa nona edizione di Cheese vale lo stesso: la manifestazione va assaporata con attenzione, poco a poco, lasciandosi scoprire come si deve dai vicoli di Bra, con i loro sapori, profumi e volti imprevedibili. E allora perché non tentare di immaginare prospettive nuove con cui guardare a quanto questi quattro giorni di festa ci offrono? Viaggiatori curiosi appena scesi dal treno, partiamo a caccia di stranezze; sulla bella piazza Roma siamo travolti dal vociare di chi affolla gli stand del mercato internazionale che abbiamo davanti a noi. Decidiamo di partire da qui, perdendoci nei profumi che arrivano dalla vicinissima Via degli Affinatori. Qui veri e propri artisti provenienti da tutto il mondo arricchiscono, con tipi diversi di spezie ed erbe, formaggi di ogni genere e stagionatura, con risultati sorprendenti. E qui incontriamo anche la prima curiosità del nostro viaggio: alcuni rubicondi inglesi che armeggiano con alcuni sandwich a base di anguilla. Impressionati, proseguiamo verso il Mercato italiano di piazza Carlo Alberto, e subito ci sentiamo a casa: davanti a noi si aprono tremila affollatissimi metri quadri divisi per regione. Tra gli stand curiosità uniche, come il caciocavallo ubriaco pugliese, perfettamente incrociato con gli aromi delle bucce dell’uva Primitivo, o come il Piacentinu ennese, Presidio Slow Food, che in dialetto significa “il pecorino che piace”, arricchito dal sapore dello zafferano che gli conferisce anche il caratteristico colore dorato. Attraversiamo il dedalo delle acetaie modenesi e dei mercati di erbe piemontesi e trentine, e salutiamo con un sorriso gli artigiani del legno al lavoro nella zona dedicata al cuneese: ci fermiamo incuriositi presso uno stand dove una signora sorridente ci parla delle proprietà cosmetiche del latte d’asina, un segreto che conoscevano già bellezze del passato come Cleopatra e Paolina Bonaparte. Proseguiamo verso via Cavour, chiacchierando con alcuni dei cuochi di Cinemadivino, che approfittano di una pausa per raccontarci come riescono a portare il cinema d’autore nelle storiche cantine di tutta Italia: ed eccoci poi nel regno dei Presìdi, dove scopriamo la tradizione nei sidri a base di antiche varietà di mele piemontesi, piacevolmente aggrediti dall’aroma inconfondibile del Puzzone di Moena. Spazio anche alle realtà esotiche come il latte di cammello dei pastori nomadi Karrayyu di Addis Abeba, gli elaborati formaggi turchi dalle forme e dai colori imprevedibili, o lo yogurt dei Pokot, popolazione del Kenya che insaporisce (e disinfetta) i propri prodotti caseari con la cenere del cromwo, un albero autoctono. Salpiamo sull’Arca del Gusto, dove si lavora oggi per salvare i sapori di domani, attraverso la collaborazione di tutti: schivata la coda dei curiosi e di chi si affretta a mettere in salvo la propria varietà di formaggio preferita, ci fermiamo per una sosta sotto la tenda dei pastori della val Gerola, dove uomini e donne nei costumi tradizionali delle Alpi Orobie ci offrono l’inimitabile Bitto storico. Tagliamo quindi attraverso la sempre affollata Piazza della pizza e seguiamo via Vittorio Emanuele fino a via Mendicità istruita: è qui che, sbirciando nei cortili interni delle abitazioni storiche, scoviamo il Caffè Letterario, dove ogni giorno, calice alla mano, si scopre qualcosa di nuovo sul futuro del panorama vitivinicolo nostrano. Eccoci infine in Piazza XX settembre; abbiamo camminato abbastanza, a questo punto, da meritarci una tipica bombetta pugliese, magari accompagnata da una delle fantastiche e curiose birre artigianali disponibili negli stand della Piazza della birra (due gusti su tutti: basilico e zucca!). Concludiamo il nostro strano giro attraversando la caratteristica Ala di Bra con il suo porticato unico, dove troviamo l’Enoteca e la Gran sala con la sua selezione di formaggi  introvabili. Ci sediamo su una panchina, felici, godendoci il fresco di una splendida serata autunnale: e mentre ridiamo osservando l’insegna di un macellaio del posto che recita “carne proveniente da mucche felici”, non possiamo certo dire di non prenderla sul serio, o di non sentirci sulla stessa lunghezza d’onda. Scopri il programma completo su www.slowfood.it
Cheese 2013: tutto quello che avreste voluto sapere su latte, mestieri e territori
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