Sabato mattina s’è riunito il Coordinamento dei Comitati Pendolari piemontesi per fare il periodico punto della situazione del trasporto pubblico regionale. Casualmente l’incontro è coinciso con la sentenza del Tar che dovrebbe portare la nostra Regione alle elezioni anticipate, il che ha trasformato l’incontro in una sorta di “inventario” delle dolenze del trasporto pubblico, e quello ferroviario in particolare. “L’entrata in vigore, lo scorso 15 dicembre, dei nuovi orari (scadenza legata agli interventi strutturali, non solo all’orario) ha ulteriormente aggravato lo stato – già alquanto malconcio – del servizio ferroviario. Anche se la Regione aveva detto che “La nascita dei sistemi SFM ed SFR rappresentano la vera novità del settore a livello nazionale. Ciò ha significato il cambiamento di tutti i servizi ferroviari con impatti positivi sui dati dei viaggiatori saliti ed un cambio di mentalità sulla mobilità dei cittadini” si è, invece, continuato a tagliare intere linee ferroviarie, alcune anche solo parzialmente (eliminando del tutto le corse nei festivi e con cadenza ampia – ogni due ore – nei feriali) ma con effetti pressoché simili alla soppressione; si è proceduto al potenziamento delle linee che entrano nel sistema metropolitano torinese (scelta condivisibile) ma lo si è fatto riducendo il servizio nelle parti periferiche delle stesse linee; lo stesso nelle tratte regionali delle linee nazionali (Torino-Milano, Torino-Piacenza/Bologna, Torino-Aosta, ecc.) dove si è rafforzato il collegamento veloce tra capoluoghi a spese delle stazioni intermedie, o addirittura si è proceduto al taglio delle coincidenze tra capoluoghi isolando totalmente il basso Piemonte (Cuneo, Asti e Alessandria) con le confinanti Emilia, Lombardia e Francia” come ha sottolineato Claudio Lano, portavoce del comitato. “A peggiorare ulteriormente le cose vi è l’aumento delle tariffe del dicembre scorso, oltretutto piovuto improvvisamente sulla testa dei Pendolari senza alcuna contropartita come la qualità del servizio e comunicata anche in modo quasi beffardo: lo si è presentato come un aumento medio del 9%, ma si è rivelato essere del 16/22% – continua -. Il tutto, insomma, che sembra sempre più essere teso ad un sistematico allontanamento dei Piemontesi dal servizio pubblico e non, come proclamato dalla Regione “il trasporto riorganizzato sia sinonimo di rilancio dei territori” Quindi i Comitati Pendolari si ritrovano a tutti gli effetti nel “girone degli incerti” in attesa di sapere se dover tentare ancora un approccio con l’attuale Assessore ai Trasporti (che fin dall’inizio del Suo mandato ha chiuso ogni spazio di dialogo e collaborazione) o se cercare di districarsi nei meandri dell’imminente campagna elettorale per sperare di riaprire un dialogo con la “nuova” Regione”.
I pendolari dell’Asti-Torino in Regione il 7 febbraio
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