Il deputato del Movimento 5 Stelle Paolo Romano ha presentato un’interrogazione riguardante il caporalato a Canelli al ministro del Lavoro e Politiche Sociali, al ministro dell’Interno e al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Ne pubblichiamo il testo. “Canelli una delle capitali mondiali del vino, Canelli con la sua corona sontuosa di colline percorse da filari di preziosi vitigni, Canelli con sue cantine sotterranee, capolavori d’ingegneria enologica, Canelli con le sue aziende vitivinicole, famose nel mondo quali Gancia e Bosca per citarne solo un paio. Canelli, nominata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità , parte integrante del territorio del Piemonto di Langhe, Roero e Monferrato. Canelli come Rosarno. Canelli accostata a Rosarno o ad altre località in provincia di Foggia, Caserta e Latina, tristemente note per episodi simili di sfruttamento del lavoro. Dalla denuncia di alcune associazioni di volontariato è emerso un quadro desolante che ferisce noi Astigiani. Si scopre che sono presenti sul territorio sia il fenomeno del caporalato che dei “campi della vergogna”. Presenze che rischiano di offuscare la scintillante vetrina della Canelli dei vini pregiati e dell’eccellenza enologica. I braccianti impiegati nella vendemmia, persone che provengono in prevalenza dall’Est Europa e dai Balcani, sono costretti a vivere in tendopoli improvvisate, prive di qualsiasi “attrezzatura igienica”, veri e propri luoghi della disperazione. A questo si aggiunga l’esistenza di un vero e proprio caporalato legalizzato. In pratica  l’impiego di manodopera da parte delle aziende vinicole avviene sotto forma di pseudo cooperative che si occupano di gestire contratti, orari e paghe dei braccianti per conto dei proprietari terrieri. L’indifferenza o la totale assenza delle istituzioni permettono che questi lavoratori siano facile preda di un sistema di sfruttamento che li costringe ad accettare salari ridicoli e orari massacranti. Non si tratta di fenomeni isolati, ma di una realtà che via via assume proporzioni sempre più vaste e preoccupanti, tali da aver destato l’attenzione di media nazionali come “L’Espresso” e “Il Fatto Quotidiano” che hanno svolto inchieste in loco. Ormai questo è un fenomeno ciclico che si ripropone ad ogni avvio di stagione della vendemmia che ha una durata approssimativa di un mese. Ogni anno in quei giorni giungono migliaia di lavoratori stranieri nel territorio canellese per mettere a disposizione le loro abilità , ormai indispensabili per l’eccellenza e la competitività del nostro vino. Quindi non sono arrivi improvvisi o inaspettati. Ormai è noto che in questo periodo ci sarà una sorta di migrazione di massa temporanea. Eppure l’unica risposta che l’amministrazione comunale di Canelli è riuscita a dare fino ad oggi è una doccia e due wc. E qui si rimane senza parole per commentare. Dal 2011 è stato introdotto nel nostro codice penale il reato di  intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ma l’assenza di politiche di accoglienza per gestire l’arrivo e l’assunzione dei braccianti stranieri, e di contrasto e repressione del fenomeno del caporalato hanno permesso che tale fenomeno si radicasse e si espandesse  anche a Canelli . Oltre alle considerazioni di carattere umanitario (e morale, parola a cui non si è più abituati) occorre anche considerare il danno di immagine che ne deriverebbe per una città votata a diventare un polo internazionale del turismo enogastronomico, sfruttando anche l’onda dello straordinarioriconoscimento Unesco. Danno di immagine che ricadrebbe anche sulle nostre aziende vinicole invidiate in tutto il mondo per la qualità dei loro prodotti. Il problema di Canelli, a mio modesto avviso, sarebbe facilmente risolvibile coinvolgendo le aziende vinicole nell’allestimento di strutture provvisorie in grado di rendere più dignitosa la permanenza degli stagionali nelle 3/4 settimane in cui sono impegnati nella raccolta delle uve. Per tale ragione occorre uno sforzo istituzionale concertato tra Ministeri competenti, Prefettura, Amministrazione Comunale, forze dell’ordine, aziende vitivinicole e società civile”.
Caporalato a Canelli. Paolo Romano presenta un’interrogazione
politica ed economia
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