Prima notte in carcere per Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste arrestato ieri per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. Un omicidio avvenuto nella casa di Motta di Costigliole la mattina del 24 gennaio 2014 giorno in cui lo stesso Michele aveva denunciato la scomparsa della moglie. Una svolta nelle indagini arrivata a poche ore dal deposito dell’esame autoptico eseguito dal medico legale Franco Romanazzi e che delinea il quadro di un dramma familiare. Elena sarebbe stata soffocata o strangolata e il suo corpo portato nel rio Mersa, il canale dove a ottobre sono stati trovati i resti, solo in un secondo momento. Un dramma che affonda le radici in una rapporto fra marito e moglie sempre più logoro e in una facciata di apparente felicità ormai difficile da mantenere. Questo almeno secondo carabinieri e procura di Asti che in oltre un anno di lavoro hanno raccolto “gravi indizi di colpevolezza” a carico di Buoninconti. In primis le sue molteplici versioni dei fatti, ma anche i tentativi di depistare prima le ricerche e poi le indagini, per non parlare delle intercettazioni ambientali e telefoniche (in casa e in auto sono state messe cimici) dalle quali emerge il ritratto di un uomo autoritario, intransigente, di un padre padrone capace anche di “direzionare” le testimonianze dei quattro figli. Un uomo diverso dal marito innamorato e disperato che aveva detto di essere anche in un’intervista rilasciata al nostro giornale. Lo scrive anche il gip Giacomo Marson nell’ordinanza di custodia cautelare, un documento nel quale vengono riportati anche stralci delle intercettazioni. “Nell’odio maturato verso una donna alla quale pensava di aver offerto una famiglia, una casa, la dignità del proprio lavoro e dalla quale era stato ripagato, secondo la sua visione, con vergogna e mortificazione” dice il giudice spiegando di fatto il movente. Gli elementi raccolti nell’inchiesta indicano l’uomo come l’autore delle gravissime condotte che gli vengono attribuite. “Ciò emerge in maniera dirompente – scrive ancora Marson -. La condotta dell’indagato dimostra che la scomparsa ed il successivo ritrovamento del cadavere (…) non sono stati il frutto di accadimenti accidentali né di scelte estreme volontariamente intraprese dalla donna ma sono ascrivibili a un evento del tutto estraneo alla sua sfera di dominio”. Oltre a Elena vere vittime di questa tragedia sono i quattro figli di Elena e Michele. Il gip nell’ordinanza fa riferimento anche a loro, riportando nel documento una conversazione familiare intercettata il 5 maggio. “Loro vogliono sentire solo questo, che tra di voi non andate d’accordo. Così uno va da una parte, uno da un’altra parte … Vi va bene vivere così, separati? E a me, perché mamma è … chissà dove, mi mettono ancora da un’altra parte”. “Mi avete mai visto litigare con mamma?” chiede Michele ai bambini. “Sì” risponde uno, “E lo chiedi” dice l’altro”. Il padre a quel punto ribatte “Ehh, loro questo vogliono sentire. Se glielo dite, state tranquilli che mi mettono da un’altra parte”. Proprio i bambini sono stati al centro delle attenzioni dei carabinieri che hanno proceduto all’arresto solo quando hanno avuto la certezza che i minori non fossero in casa. Oggi i quattro figli di Elena Ceste sono stati affidati alla famiglia materna, sotto l’egida dei servizi sociali. Intanto si attende l’udienza di convalida dell’arresto prevista per la prossima settimana. Buoninconti, difeso dagli avvocati Chiara Girola e Alberto Masoero, forse potrebbe dire la sua verità .
Caso Ceste. “Elena per il marito era una donna da raddrizzare”
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