Asti si candida a diventare capitale della paleontologia, un “bene motore di questo territorio” per dirla con le parole dell’assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi. Parole risuonate sabato mattina nel Museo dei fossili dove, tra i grandi cetacei di tre milioni di anni, si è riunito il Tavolo istituzionale per approfondire la proposta sul Distretto Paleontologico: sarebbe il primo a nascere in Italia. L’Astigiano ha buone carte da giocare: “Un’attività di ricerca scientifica secolare” ricorda Daniele Castelli, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra (Università di Torino) oppure realtà uniche di studio che potrebbero supportare la nascita del progetto: “Il corso di laurea in Scienze viticole ed enologiche, frequentato da studenti di tutto il mondo, e i master su Sviluppo locale, Patrimoni collinari, Tecniche di riqualificazione del paesaggio” sottolinea Francesco Scalfari, direttore del Polo Universitario Asti Studi Superiori. E tra qualche anno, chissà, potrebbe forse nascere un corso di laurea in paleontologia: almeno questo è l’obiettivo. Mere illusioni? Tutt’altro. Ne è convinto il Parco paleontologico astigiano, che ha riunito intorno al tavolo amministratori, politici ed esperti di settore: punto di partenza il progetto elaborato nel 2001 dal Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Torino e aggiornato oggi grazie ai vari contributi del Tavolo istituzionale. Partendo dalle riflessioni di Luigi Berzano, professore ordinario di Sociologia al Dipartimento Luigi Einaudi dell’Università di Torino: “Il giacimento paleontologico è ciò che fa riconoscere come unico il territorio astigiano. Ma il ‘brand’ diventa distretto quando più soggetti pubblici e privati lavorano insieme”. Invito raccolto dai presenti. “D’ora in poi faremo particolare attenzione a segnalare i beni paleontologici ai nostri visitatori” la promessa di Maria Teresa Armosino, presidente di ATL Asti Turismo. Da vedere c’è il Museo, che da poco ha acquisito nuovi spazi espositivi, ma ci sono anche i geositi, che sul territorio consentono una visione diretta dei fossili. Nell’Astigiano ne sono stati censiti una cinquantina, di cui sei già attrezzati per la fruizione pubblica e diversi tra loro: “Gli affioramenti fossiliferi – spiega Graziano Delmastro, direttore del Parco paleontologico – sono equiparati agli scavi archeologici, mentre altri geositi possono essere usati per le attività didattiche”. “E’ compito della politica trovare le risorse per valorizzare al meglio questi ritrovamenti: ci metto il mio impegno anche per coinvolgere i ministeri della Cultura e dell’Istruzione” la parola del deputato Paolo Romano. Per Gianfranco Miroglio, coordinatore delle Colline del mare, ai richiami dell’enogastronomia e del paesaggio si deve aggiungere di diritto la paleontologia: “Il territorio è ben disposto, promuove iniziative da tempo (Vigliano, Chiusano, Montegrosso, Cortiglione, ecc.), mentre è ancora tutto da costruire il coinvolgimento dei privati, soprattutto per assicurarci nuove risorse”. Ne conviene il paleontologo Giulio Pavia, secondo cui “l’impianto tecnico, scientifico e culturale, vera ossatura del futuro Distretto, necessita di fondi: con il volontariato si fa poca strada”. Il futuro potrebbe riservare nuovi arrivi al Museo: “L’ipotesi di trasferire da Torino nuove collezioni ci trova assolutamente d’accordo, ma il patrimonio dovrà essere esposto e reso fruibile nella maniera più adeguata possibile” dice Giorgio Carnevale, paleontologo e componente del Comitato Scientifico del Museo Regionale di Scienze Naturali, intervenuto ad Asti con il conservatore della sezione Paleontologica della stessa struttura, Daniele Ormezzano. “Siamo ovviamente molto interessati ad acquisire altri reperti – ribadisce il commissario Felice Musto – ma servono personale, che lavori sia alla conservazione dei materiali che al funzionamento del Museo, e fondi per avviare il restauro della chiesa del Gesù”. “Una meraviglia, il suo recupero è un sogno che dobbiamo coltivare insieme” certifica l’assessore Parigi. Marco Pavia, referente ministeriale Paleontologia per il Piemonte, è certo che l’apertura futura, ad Asti, di un centro cetacei con i grandi esemplari fossili, potrebbe costituire un volano per aumentare risorse e personale. Per rendere più appetibile il progetto del distretto, Flavio Pesce, consigliere provinciale (Ambiente e Unesco), e Maria Bagnadentro, assessore all’Ambiente del Comune di Asti, suggeriscono di affidarsi alla fascinazione del mare antico e al concetto di bellezza. L’assessore regionale all’Ambiente Valmaggia condivide la proposta sul Distretto Paleontologico (“E’ in linea con la legge di riordino delle aree protette piemontesi”), segnala che nuovi fondi potrebbero arrivare dalla programmazione europea, ma ricorda pure che il futuro Consiglio dell’Ente di gestione “avrà anche la responsabilità di ricercare fondi autonomi”. I componenti del Tavolo istituzionale, intanto, si prendono qualche settimana di tempo per approfondire i vari temi emersi. “Ci ritroviamo il 24 novembre” la proposta, accolta, di Delmastro. C’è da riordinare le idee ed entrare nello specifico delle questioni. Un mese passa in fretta.
Distretto paleontologico: l’idea prende forma, enti ed esperti ci credono
cultura
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