La radicalizzazione del dibattito sul progetto di teleriscaldamento di Asti, presentato da Asti Energia e Calore (società partecipata da Asp, Iren e ASTA), secondo Confagricoltura Asti è un plastico esempio di come un’opportunità per il territorio (sulla quale è ancora prematuro spendere giudizi) sia letteralmente deragliata dai binari di un costruttivo confronto a quelli di una rissosa e frenetica “anteprima” di campagna elettorale. Per questo motivo Confagricoltura Asti ha preferito assistere da osservatore discreto ma attento l’evolversi della concertazione e intervenire solo ora che il progetto definitivo, affiancato dalle relative osservazioni critiche presentate dai detrattori, è stato depositato negli uffici della Provincia di Asti per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) da parte delle autorità competenti. I dettagli sono noti: la AEC propone un impianto di trigenerazione (con produzione congiunta di energia elettrica, termica e frigorifera) alimentato a gas metano e capace di produrre teleriscaldamento per una volumetria di circa 3 milioni di metri cubi, fornendo calore a 500 condomini (pari a 25.000 abitanti) e all’Ospedale di Asti, l’edificio cittadino più “energivoro” scelto, quindi, come sede preferenziale per installare la centrale. La rete di conduttore in acciaio coibentato si diramerà per 33 km, escluso il centro storico, con un costo di costruzione prossimo ai 22 milioni di euro a cui vanno aggiunti 23 milioni per la realizzazione dell’impianto. Confagricoltura Asti delega, come previsto ed auspicabile, ogni valutazione di natura tecnica agli uffici competenti ma per voce del suo presidente, Massimo Forno, anticipa un aspetto di evidente criticità: “Il teleriscaldamento è da più parti riconosciuto come una forma di efficientamento energetico rispondente alle necessità di ridurre gli sprechi e le emissioni di gas serra, prospettive di assoluta importanza per Confagricoltura Asti e il mondo agricolo che rappresenta. Recepiamo in parte le perplessità sollevate sul progetto di teleriscaldamento di Asti – prosegue Forno – ma confidiamo in una valutazione severa ed intelligibile da parte dei soggetti riuniti nelle sedute della Conferenza di servizi. Manifestiamo tuttavia un profondo rammarico sul fatto che l’impianto sarà alimentato esclusivamente da combustibile fossile (gas metano) e non si prevede l’utilizzo, parziale o totale, di fonti di energia rinnovabile quali le biomasse”. L’augurio di Confagricoltura Asti è che le attenzioni dedicate al teleriscaldamento rappresentino la dinamo per un concreto interesse verso la tutela ambientale nell’Astigiano e ci si focalizzi sulla ricerca scientifica legata alle fonti rinnovabili, in particolar modo sul fotovoltaico, solare termico e biomasse. Nell’ambito specifico Confagricoltura Asti auspica che trovino anche spazio pratiche virtuosi quali, rimanendo in ambito di efficienza energetica, la coibentazione delle murature per realizzare l’obiettivo di vivere in edifici “passivi” ossia privi di impianti di riscaldamento convenzionali.
Confagricoltura Asti: “Teleriscaldamento? Possibile opportunità ma si doveva puntare sulle fonti rinnovabili”
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