I carabinieri del Nucleo Investigativo di Asti hanno dato esecuzione all’”Ordinanza di applicazione della misura di sorveglianza speciale e confisca di beni sequestrati” nei confronti di un nomade di 29 anni, emessa dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Asti, su richiesta del P.M. dott.ssa Giulia Marchetti, che aveva concordato pienamente con le risultanze di indagine prodotte dai militari del Nucleo Investigativo. “Con il provvedimento è stata disposta la sottoposizione dell’interessato alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di cinque anni e la confisca dei beni già sequestrati lo scorso 17 novembre” spiegano gli inquirenti. Tra i beni confiscati il “Vip Bar” di piazza Alfieri e “21.12 slot” di via Grassi, diversi conti correnti e cassette di sicurezza e 100 mila euro, quale corrispettivo equivalente di un camper oggetto di sequestro preventivo, non eseguito a suo tempo perché venduto nei giorni antecedenti all’operazione di novembre. L’amministrazione di tutti i beni confiscati è stata conferita alla “Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”. “Il provvedimento di confisca dei beni in questione, senza precedenti in questa provincia, è scaturito dalla proposta formulata dal Nucleo Investigativo di Asti, i cui meticolosi accertamenti, che hanno interessato un arco temporale superiore ai sette anni durante i quali si è estrinsecata la pericolosità sociale del giovane per il suo diretto coinvolgimento in attività illecite, consentivano di raccogliere a carico dello stesso, inconfutabili elementi di riscontro tali da far ritenere chiaramente sproporzionati i redditi dichiarati ai fini delle imposte rispetto alle entrate/uscite documentate, al punto da fare rilevare una plusvalenza pari a circa 400 mila Euro annui” hanno continuato dall’Arma. In prativa l’elevato tenore di vita mantenuto rispetto agli effettivi introiti provento delle attività commerciali, ha fatto ritenere che il giovane e il suo diretto nucleo familiare, vivessero quindi abitualmente anche con proventi di attività delittuose.