Il reale e l’immaginario s’incontreranno all’inaugurazione del nuovo Museo Paleontologico di Asti. Saranno ancora balene tra cui perdersi: fossili, di tre milioni e mezzo di anni, che da qualche settimana compongono i suggestivi allestimenti della sala sotterranea del Michelerio; di legno e ferro, mozziconi di matite colorate, metri in disuso e vecchi centimetri gettati via a cui Sergio Brumana ha dato una seconda, sorprendente possibilità di vita. “Comunque sempre cetacei di una terra anticamente abitata dal mare – commenta Gianfranco Miroglio, presidente del Parco paleontologico astigiano – A ben guardare siamo circondati da balene di ogni tipo: l’inaugurazione del nuovo Museo Paleontologico, con la mostra ‘Cetacea’ di Brumana, sarà l’incontro voluto tra scienza naturale e creatività, realtà e sogno, passato remoto e contemporaneità per regalare a tutti noi l’incanto di un’emozione coerentemente evocativa”. Il taglio del nastro è fissato per venerdì 7 aprile alle 17. Nella sala ipogea si potranno osservare i nuovi allestimenti di grandi cetacei (balene, delfini) e collezioni di conchiglie che da qualche settimana le scuole hanno iniziato a scoprire. “Siamo fieri delle balene dalla lunga vita che popolano il museo – dice Miroglio – Vorremmo sorprendere la città per tutto il bello che abbiamo qui, distribuito con amorevole cura nei nuovi spazi per poterlo condividere con tutti”. Parte integrante del museo è l’acquario preistorico. Sotto le volte di mattoni, aggirandosi tra i grandi fossili riallestiti dal personale del Parco paleontologico, non si resterà indifferenti dinanzi all’oneroso lavoro di recupero della vasta sala sotterranea, durato anni, e alle nuove collocazioni dei reperti che compongono la narrativa paleontologica di una terra che conserva nel proprio grembo ancora chissà quante creature dell’antico mare. Creature è anche la parola che Sergio Brumana usa per definire i soggetti che popoleranno la mostra “Cetacea”, sottotitolata: “Atlante immaginario di balene e altri animali”. Una ventina le sculture venute finora fuori dalle mani dell’artista e destinate a essere ospitate al museo (sale della didattica). Ci saranno creature che i bambini potranno toccare, e con cui giocare, e pesci e balene che sarà bello guardare, suggerite dalle intuizioni di Brumana o dalle sue ripetute riletture di “Moby Dick”: a ogni ripasso, nuovi motivi ispiratori. Lui, restauratore di professione nel laboratorio di via Bonzanigo, non si definisce uno scultore, ma “un artigiano curioso di molte cose”. Crea con materiali che altri hanno già buttato via o non colto da ciò che il mare o il bosco hanno restituito. L’ironia e i giochi di parole, oltre alle fulminanti intuizioni, sono i suoi pezzi forti e con quelli dà nome alle sue balene: Arcobalena quella composta da resti di matite colorate. La mostra resterà aperta fino al 21 maggio. Aprile sarà un mese importante per il Parco paleontologico che, dopo il taglio del nastro del museo, inaugurerà il 28 aprile, alle 18, il maggiore affioramento fossilifero della riserva naturale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande: una parete di conchiglie, alta cinque metri e lunga venti, resa nuovamente stabile dopo i lavori di consolidamento. Resti di un passato di milioni di anni conservati in protettivi boschi. Una sorprendente fascinazione.
Doppia inaugurazione ad aprile: nuovo Museo Paleontologico il 7 e affioramento fossilifero di Valle Botto il 28
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