Caso Konecta, i vescovi di Ivrea e Asti si appellano alle istituzioni
Le Chiese di Ivrea e di Asti rispondono all’appello dei lavoratori di Konecta (ex Comdata, e colosso spagnolo delle telecomunicazioni con oltre 120.000 dipendenti nel mondo e con commesse per clienti di grande rilievo nazionale ed internazionale) rivolto alle istituzioni locali per sostenere la loro lotta a difesa del posto di lavoro.
Il Natale per circa 1.100 dipendenti delle due sedi di Call Center – 700 ad Ivrea e 400 ad Asti – infatti, rischia di essere traumatico e fonte di grande preoccupazione davanti all’annunciato trasferimento nella sede di Torino in Strada del Drosso, entro giugno 2026. L’accorpamento troverebbe la sua motivazione nella razionalizzazione dell’azienda, così come indicato durante l’incontro tenutosi recentemente a Roma per la presentazione del piano industriale 2026.
Il trasferimento a Torino, oltre ad impoverire i territori di Ivrea ed Asti, dove le sedi di Konecta rappresentano uno tra i più corposi insediamenti industriali, con una forte ricaduta sull’indotto e sul tessuto economico locale, sembrerebbe un modo, da parte dell’azienda, di spingerli verso l’abbandono volontario del posto di lavoro. Va ricordato, infatti, che gli stipendi medi si aggirano sui 600-700 euro mensili per il part-time e 1.100 euro per il tempo pieno, ciò che rende il pendolarismo insostenibile, e a cui va aggiunta la difficoltà della gestione e della organizzazione familiare di ogni dipendente.
Se da un lato è noto che il fatturato dei Call Center sta diminuendo, che gli investimenti vanno nella direzione dell’intelligenza artificiale e per l’evoluzione del mondo delle telecomunicazioni, dall’altro lato i Vescovi Salera e Prastaro si chiedono quali opportunità siano state date con percorsi di riqualificazione e di riconversione dei dipendenti; se il trasferimento annunciato sia stato condiviso con le istituzioni locali, le comunità, la politica locale; se vi è un piano volontario di marginalizzazione dei territori decentrati a favore dei capoluoghi; se la strategia aziendale non può essere ripensata altrimenti.
Anche i vescovi di Ivrea, Mons. Daniele Salera e di Asti, Mons. Marco Prastaro seguono con particolare attenzione e apprensione l’evolversi della situazione ed in particolare dei risultati che potranno emergere dal tavolo di confronto presso il Ministero del Lavoro a Roma il prossimo 22 dicembre; chiedono con insistenza che si intensifichino le opportunità di dialogo per individuare soluzioni che tutelino la dignità del lavoro in un contesto di economia più etica e meno orientata al solo profitto. Chiedono altresì che le istituzioni pubbliche e le parti sociali tentino tutte le strade possibili per conservare le attività ad Ivrea e Asti con i rispettivi posti di lavoro. Sono disponibili ad incontrare, ascoltare e sostenere chi è colpito da questa crisi. Le diocesi di Ivrea ed Asti esprimono vicinanza alle preoccupazioni delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro famiglie, nella convinzione che nessuno debba sentirsi solo, auspicando allo stesso tempo, un salto di qualità nelle riflessioni sullo sviluppo economico, nei rapporti sociali e nelle scelte di valorizzazione delle molteplici risorse del territorio.