C’è anche Asti tra le città coinvolte nella maxi operazione della polizia di Torino legata a un grosso giro di spaccio di stupefacenti.

Il provvedimento cautelare ha riguardato 28 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di plurime cessioni di ingenti quantitativi di narcotici (hashish, marijuana e cocaina), violazione della normativa in materia di armi, riciclaggio, reimpiego di denaro provento delittuoso, rapina e ricettazione.
In particolare si tratta di 20 custodie in carcere, 6 arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari sono state eseguite numerose perquisizioni domiciliari, finalizzate anche all’esecuzione di provvedimenti cautelari di natura reale.

Complessivamente, l’operazione ha visto l’impiego di circa 200 operatori della polizia di Stato. Sono stati impiegati, oltre agli investigatori della Squadra Mobile e le altre aliquote della Questura di Torino, i rinforzi posti a disposizione dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Anticrimine Centrale, consistenti in operatori delle altre Squadre Mobili del distretto del Piemonte e della Valle d’Aosta, specialisti del Reparto Volo di Milano, Unità Cinofile del locale U.P.G.S.P., operatori del Gabinetto di Polizia Scientifica e numerosi equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine del Piemonte, della Lombardia, della Liguria e della Toscana.

Nel dettaglio, l’attività investigativa ha avuto inizio nell’ottobre del 2019 a seguito della dichiarazione di latitanza di Vittorio Raso, destinatario di diversi provvedimenti cautelari per reati di associazione per delinquere di tipo mafiosa e finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Dall’attività investigativa era emerso che l’uomo dimorava in Spagna, dove, nell’ipotesi investigativa, avrebbe svolto attività di brokeraggio nell’ambito della commercializzazione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, destinati al mercato al dettaglio di numerose regioni italiane.

Come noto Raso era stato arrestato a Barcellona nell’ottobre 2020. Dopo la sua liberazione da parte delle Autorità iberiche, l’attività per la ricerca del latitante proseguiva, da parte dell’A.G. e della Polizia di Stato torinese, che acquisivano rilevanti elementi indiziari circa la verosimile rigenerazione della presunta associazione criminale capeggiata da Raso, secondo le ipotesi dell’accusa, suddivisa in vari sottogruppi, che nel tempo avrebbero intensificato l’attività di importazione di ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente sull’asse Spagna – Italia.

Dopo la liberazione di RASO Vittorio, da parte delle Autorità iberiche, l’attività per la ricerca del latitante proseguiva, da parte dell’A.G. e della Polizia di Stato torinese, che acquisivano rilevanti elementi indiziari circa la verosimile rigenerazione dell’associazione criminale capeggiata da RASO, secondo le ipotesi dell’accusa, suddivisa in vari sottogruppi, che nel tempo avrebbero intensificato l’attività di importazione di ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente sull’asse Spagna – Italia.

“Il volume d’affari dell’illecita attività risulterebbe presuntivamente quantificabile in diversi milioni di euro e la circolazione dei proventi del traffico, sulla base delle indicazioni emerse dalle indagini, sarebbe stata realizzata attraverso il cd metodo “hawala” – scrivono gli investigatori in una nota stampa -. Nel corso dell’indagine venivano raccolti significativi elementi indiziari che suggerivano la sussistenza di forme di collaborazione tra Raso e soggetti collegabili alla criminalità organizzata pugliese e calabrese, ai quali il latitante avrebbe inviato, secondo l’ipotesi accusatoria, ingenti quantitativi di narcotici, con cadenza pressochè settimanale”.

Il presunto gruppo criminale, diretto dal latitante, secondo l’ipotesi di accusa, sarebbe stato strutturalmente organizzato, grazie alla disponibilità di specifiche strutture immobiliari in cui depositare la sostanza stupefacente in giacenza, nonché di numerosi mezzi (autovetture e furgoni) dotati di doppi fondi con congegni di apertura mediante sofisticati meccanismi elettrici, utilizzati per la consegna dei narcotici. Le comunicazioni tra i sodali sarebbero avvenute esclusivamente attraverso telefoni “criptati”, acquistati all’estero e dotati di tecnologia tesa ad eludere le intercettazioni.

Raso, il 22 giugno scorso, veniva nuovamente arrestato a Barcellona, in virtù di specifici mandati di arresto europei (M.A.E.), dovendo peraltro espiare anche una pena detentiva, ormai definitiva, di oltre 17 anni di reclusione, per la violazione della normativa in materia di stupefacenti. Allo stato, sono in corso le procedure per l’estradizione dalla Spagna.

L’operazione ha riguardato anche le province di Torino, Milano, Varese, Alessandria, Napoli