Un astigiano è stato condannato a 8 anni di reclusione per spaccio di cocaina.

Un’indagine avviata un anno fa dai carabinieri di Villanova d’Asti, condotta e coordinata dal pm Laura Deodato, e che si è conclusa con una sentenza dura emessa dal gip del Tribunale di Asti.
C. S., 50enne astigiano, è stato condannato con rito abbreviato il 27 maggio dal Tribunale; oltre alla pena di 8 anni dovrà pagare anche 30 mila di multa, le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per il periodo corrispondente alla pena principale nonché alle spese processuali.
L’iter giudiziario trova così la sua fine al termine di una complessa attività investigativa iniziata a febbraio dello scorso anno dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti.
“In sintesi l’imputato avrebbe organizzato il suo traffico di cocaina con base nella propria abitazione di Monale, luogo dove la svariata clientela si recava per approvvigionarsi – spiegano gli inquirenti. Il meccanismo adottato era particolarmente sofisticato sia in ordine alle modalità di vendita che di occultamento dello stupefacente. Cesare Saracco acquistava ingenti quantitativi di “polvere bianca” che occultava all’interno di un cortile condominiale di Asti dove abitava l’anziana e inconsapevole madre: sfruttando le visite da “buon figlio di famiglia”, nascondeva lo stupefacente all’interno di un termos metallico che veniva, a sua volta, celato all’interno di un sistema di tubatura che lui aveva alterato ed adattato alle sue esigenze criminali, così rendendo vana la riconducibilità della droga a lui nel caso in cui fosse stata scoperta”.

Al momento della vendita il “protocollo” ormai collaudato si articolava in un semplice squillo che l’uomo riceveva sul proprio telefono cellulare da parte del cliente: laddove la droga fosse stata disponibile, si rispondeva con un semplice squillo, quale segnale di “via libera” per raggiungerlo a casa. Il cliente, appena arrivato sotto l’abitazione, reiterava uno squillo per avvisare della sua presenza e, poco dopo, scendeva il “fornitore” che cedeva lo stupefacente secondo un tariffario ormai consolidato.

Le attività tecniche di video ripresa hanno permesso di ricostruire in soli tre mesi circa 500 cessioni a favore di altrettanti clienti che, provenienti da ogni zona della provincia astigiana, torinese e cuneese, raggiungevano l’abitazione dell’interessato, a bordo dei più svariati mezzi: in alcuni casi gli acquirenti sono sopraggiunti a bordo di taxi, camion, trattori agricoli finanche, in un caso, con la sedia a rotelle.
La reale difficoltà era sempre stata l’individuazione del luogo di occultamento del grosso della partita di droga che inizialmente l’uomo acquistava dai grossisti: pur essendo già gravato da precedenti di polizia e condanne per stupefacenti, le svariate perquisizioni a cui era stato sottoposto negli anni precedenti non avevano mai consentito di rinvenire quantitativi che ne attribuissero responsabilità in ordine al delitto di spaccio ma solo per uso personale.
L’analisi delle attività di ascolto permettevano, però, di venire a capo dell’arcano: veniva compreso, in una telefonata tra lui e la madre, come quest’ultima gli chiedesse quando sarebbe andata a trovarlo, dato che confliggeva con il servizio di pedinamento del giorno prima in l’uomo era stato visto andare proprio in quella abitazione. Unica soluzione doveva allora essere aver sfruttato le pertinenze dell’abitazione dell’ignara madre per nascondere la droga.
Una volta chiuso il cerchio, i Carabinieri, durante l’esecuzione della misura cautelare a suo carico per tutti gli episodi già riscontrati, si concentravano nel setacciare, anche con l’ausilio del Nucleo Cinofili dei carabinieri, proprio il cortile dell’abitazione materna dove veniva trovato mezzo chilo di cocaina non tagliata per un importo pari a 60.000 euro, occultato nel sistema di tubatura della corte condominiale.
L’uomo, in regime detentivo carcerario sin dal momento del suo arresto, continuerà lì a scontare la restante parte della pena. Su richiesta del pm è stata altresì accordata la confisca della somma contante di 5000.00 euro, sequestrata al momento dell’esecuzione della misura custodiale, e la distruzione dello stupefacente.