La situazione al casello di Asti Ovest sembra meno critica rispetto ai giorni scorsi, quando la barriera dell’A21 era diventata uno dei presidi simbolo della protesta nazionale degli autotrasportatori italiani che manifestano da lunedì contro il caro benzina. Dopo la tragedia che è costata la vita a Massimo “Ivano” Crepaldi, 46 anni, il camionista dipendente del'”Astigiana Trasporti” investito e ucciso sul colpo all’alba di ieri dal tir con al volante Karin Julia Weckerle, tedesca di 52 anni, i picchetti dei colleghi si sono affievoliti. La protesta perdura in tutta la nazione, anche in memoria di Massimo, ma nella nostra città le lunghe code e i blocchi stradali, sembrano ormai un ricordo.

Intanto le indagini della polizia continuano per chiarire senza ombra di dubbio la dinamica dell’accaduto. Al vaglio degli inquirenti in queste ore ci sarebbero le testimonianze di due colleghi di Crepaldi che hanno assistito all’incidente. Per ora sembra appurata la tesi dell’involontario investimento. La donna, infatti, avrebbe cercato di ripartire, nonostante lo sciopero, venendo affiancata dal gruppetto di manifestanti. Sarebbe nata una discussione con i colleghi che, forse per invitarla a fermarsi, si sarebbero espressi anche con gesti e piccoli colpi contro la carrozzeria del tir, anche per ovviare alle incomprensioni linguistiche, fino a che l’astigiano non sarebbe rimasto impigliato alla parte anteriore del camion, venendo come risucchiato sotto le ruote. Le verifiche della polizia astigiana tendono a escludere la volontarietà del gesto, tesi confermata anche dalla stessa autotrasportatrice, i cui interessi sono tutelati dall’avvocato alessandrino Maria Grazia Marelli, nominata dal consolato tedesco. Si sarebbe quindi trattato di un drammatico incidente che è costato alla donna l’arresto con l’accusa di omicidio colposo.