I carabinieri della sezione operativa della compagnia di Asti hanno scoperto una serra adibita alla coltivazione di marijuana in frazione Migliandolo di Portacomaro, arrestando un italiano e un albanese.

Da giorni erano giunte ai militari segnalazioni su uno stabile disabitato in un’area boschiva raggiungibiule solo a piedi, che aveva destato sospetti per del fumo visto uscire e per il continuo via vai di alcuni soggetti che, giunti in zona con una BMW di colore nero, si intrattenevano all’interno dell’edificio per poi allontanarsene dopo aver svuotato dall’interno la mobilia che era lì presente, accatastandola all’esterno.

I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Asti iniziavano pertanto giorni di appostamento per appurare la veridicità di quanto segnalato e ciò che avevano modo di constatare da subito era l’intenso odore di hashish che promanava da tale rudere e come le finestre fossero state oscurate con delle tende e la porta di accesso chiusa a chiave con un grosso lucchetto.

Alle prime ore dell’alba di ieri i militari scorgevano sopraggiungere una BMW di colore scuro con a bordo i due soggetti che, una volta scesi, si dirigevano verso lo stabile. Si decideva d’intervenire immediatamente, facendo convergere sul posto anche le pattuglie in unforme delle Stazioni Carabinieri di Asti e Moncalvo, dislocate nei paraggi per monitorare l’arrivo del mezzo sospetto ed evitarne l’eventuale tentativo di fuga. 

Venivano identificati due soggetti: E. G., cl. 1998 di origine albanese residente ad Asti, e A. D., cl. 1989 residente a Tigliole (AT), entrambi già gravati da precedenti di polizia per reati contro la persona e il patrimonio. Gli interessati, non sapendo fornire alcuna giustificazione plausibile per la loro presenza in loco, venivano sottoposti a immediata perquisizione personale e del mezzo al cui esito si aveva modo di rinvenire le chiavi per aprire il lucchetto apposto sulla porta d’ingresso dello stabile abbandonato oltre ad un forte odore di stupefacente all’interno dell’abitacolo.

Una volta aperta la via d’accesso allo stabile veniva trovata una serra allestita dai due soggetti al cui interno ernao coltivate 131 (centotrentuno) piante di marijuana con tutti i peculiari accorgimenti per la coltivazione idroponica quali schermatura delle pareti dell’abitazione, lampade (rinvenute accese) con pellicola argentata finalizzata alla rifrazione della luce, ventilatori accesi, fertilizzante, svariate casse di bottiglie di acqua per l’irrigazione delle piante e accatastate all’esterno dell’abitazione, vasi, terriccio, innaffiatoi. 

Le prime verifiche permettevano di appurare anche il collegamento abusivo alla rete elettrica dell’ENEL che veniva immediatamente allertata per l’invio di un loro tecnico che provvedesse alla disattivazione e alla messa in sicurezza della zona. 

I fermati, prima di essere portati in caserma, venivano condotti presso le rispettive residenze per verificare eventuali ulteriori elementi di prova a loro carico.

Presso il domicilio astigiano di E. G. era rinvenuta la somma contante di 6.000,00 €; essendo l’interessato regolarmente assunto quale dipendente di un grande esercizio di distribuzione astigiano, per cui percepisce una retribuzione mensile di circa 1.600,00 €, il denaro e la quantità a disposizione sono state ritenute sproporzionate al reddito e pertanto sottoposto a sequestro quale provento dell’attività di spaccio dello stupefacente.

All’interno dell’abitazione di  A. D. l’attività di ricerca ha permesso di rinvenire 100 grammi di hashish, 14 grammi di cocaina, 70 grammi di sostanza da taglio, 2 bilancini di precisione, una rivoltella a gas modificata, 10 proiettili da arma comune da sparo e 20 da arma da guerra oltre ad alcune cartucce per fucile da caccia.

Terminati tali accertamenti i due soggetti sono stati dichiarati in arresto per coltivazione e spaccio di sostanze stupefacenti, furto di energia elettrica e detenzione di munzionamento.

Dopo essere stati sottoposti a fotosegnalamento presso il Comando Provinciale gli arrestati, du disposizione del PM di turno della Procura della Repubblica di Asti, sono stati tradotti nelle carceri di Asti ed Alessandria in attesa del giudizio di convalida.