La prosecuzione delle attività di indagine nei confronti dei tre cittadini astigiani, coinvolti nell’operazione antidroga “Valleverde” del Gruppo Guardia di Finanza di Asti, hanno portato ad interessanti sviluppi. Ma inizialmente gli investigatori non credevano ai propri occhi.

Un cartello affisso sulla serranda del negozio sequestrato lo scorso dicembre avvisava “la gentile clientela che si effettuano consegne a domicilio. Per info e prezzi….”. Analoga informazione era riportata sul profilo “social” di una degli indagati.

I finanzieri, effettuati alcuni riscontri, hanno osservato come DL.J., 32 anni di Asti, dopo l’attenuazione della misura cautelare che l’aveva portata dapprima in carcere, poi agli arresti domiciliari ed infine sottoposta al mero obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, aveva ripreso il commercio di cannabis light, nonostante il divieto imposto dal Giudice, non più attraverso il punto vendita astigiano, ormai sotto sequestro, ma utilizzando il più sfuggente ma funzionale strumento informatico.

Per questo motivo il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Asti, su proposta del Pubblico Ministero, Laura Deodato, ha valutato l’aggravamento della misura cautelare, disponendo nuovamente gli arresti domiciliari. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento restrittivo, si è proceduto all’oscuramento sul più noto social network della pagina indebitamente utilizzata.