Affonda le radici nell’Astigiano l’importante operazione denominata “Oro nero”, portata a termine dai carabinieri del gruppo per la tutela ambientale e transizione ecologica di Milano con il supporto in fase esecutiva di militari dei Comandi Provinciali Carabinieri competenti per territorio e dell’Aliquota Carabinieri della Sezione di P.G. della Procura di Torino.

Gli inquirenti hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip di Torino nei confronti di tre persone, di cui due sarebbero astigiane, ritenute in ipotesi di accusa responsabili di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti speciali non pericolosi, costituiti da terre e rocce da scavo, fanghi da depurazione e scorie di fonderia.

Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata attività investigativa condotta dai Carabinieri dei Nuclei Operativi Ecologici di Torino e Alessandria e coordinata dalla Dda di Torino, supportata da attività tecnica (intercettazioni telefoniche e video riprese a distanza), ma anche da servizi di osservazione, controllo e pedinamento, che ha consentito di raccogliere, nel pieno rispetto della presunzione di innocenza che va assicurata agli indagati, gravi indizi relativi all’esistenza di un accordo criminale il cui promotore sarebbe il titolare di un’impresa di gestione rifiuti con sede legale in provincia di Asti.

Dalla ricostruzione fornita dagli inquirenti l’imprenditore avrebbe fatto disporre dal consulente ambientale della stessa società, suo complice, relazioni tecniche “concordate”, finalizzate all’ottenimento di autorizzazioni amministrative illegittime (come certificato anche da una pronuncia del TAR Piemonte nel 2021) funzionali alla gestione dei rifiuti in maniera illecita. Ma si sarebbe anche procurato, attraverso il titolare di una società di intermediazione, concorrente del traffico, ingenti quantitativi di rifiuti speciali (quantificati in circa 600.000 tonnellate tra il 2014 e il 2021) e, dopo avere, secondo gli elementi di accusa raccolti documentato falsamente di averli sottoposti a operazioni di recupero per far perdere la qualifica di rifiuto (c.d. “End of Waste”.), senza effettuare alcuna operazione o limitandosi a grossolane miscelazioni, li avrebbe rivenduti come materiale da utilizzare per la copertura di discariche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna. Infine avrebbe consentito alle diverse discariche destinatarie del prodotto di copertura di beneficiare dell’omesso versamento nelle casse comunali degli oneri ambientali (c.d. ecotassa) previsti in caso di ricezione di rifiuti.

I militari del Noe, come disposto gip del tribunale di Torino hanno sottoposto a sequestro preventivo ai fini della confisca i conti correnti e i beni di proprietà, fino al raggiungimento per equivalente della somma ritenuta profitto del reato, pari a circa 12 milioni di euro.