Dopo una pausa forzata è ripreso il processo nato dopo l’operazione Barbarossa che nella primavera del 2018 aveva sgominato unaa presunta locale della ‘ndrangheta tra Asti e Costigliole. Questa mattina si è tornati in aula con il nuovo presidente di collegio, il giudice Alberto Giannone che ha preso il posto del collega Roberto Amerio tarsferito alla Corte d’Appello di Torino in seguito alla vicenda che ha smosso il mondo della legislatura astigiana, dopo cioè la lettura di una sentenza prima che si pronunciasse la difesa. Prima di Amerio il collegio giudicante era presieduto da Elisabetta Chinaglia eletta al Csm.

“Vennero due persone da me a chiedermi se avevo intenzione di restituire i soldi a M. G.. Accettai di incontrarlo qualche giorno dopo perché avevo paura, da subito mi era sembrata una cosa illegale”. Questa la dichiarazione di un imprenditore di Castelnuovo Scrivia la cui azienda, nell’ambito dell’ortofrutta, era fallita negli anni precedenti e sarebbe stata debitrice di circa 20 mila euro con un altro operatore del settore, uno degli imputati del processo. “Nel settembre 2017 vennero due uomini e mi dissero che dovevo dei soldi al a G. senza qualificarsi. Mi dissero che era un bene che collaborassi e che sarebbe stato un peccato chiudere tutto. Mi sembrava di essere in un film, come quelli che si vedono sulla mafia al sud. Mai mi sarei immaginato che nella nostra piccola realtà sarebbe potuta succedere una cosa simile”. Spaventato, l’imprenditore si è recato dai carabinieri per denunciare l’avvenuto.

Danilo Bussi