E’ scattata alle prime luci dell’alba una massiccia operazione antiriciclaggio del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Asti con perquisizioni nelle province di Napoli, Varese e Roma, che ha portato in carcere 6 soggetti di elevato spessore criminale, tra cui alcuni in passato già arrestati per associazione mafiosa.

Secondo le accuse le persone arrestate sarebbero componenti di un’organizzazione internazionale dedita alla frode fiscale alle truffe finanziarie e al riciclaggio. L’operazione ha portato anche al sequestro preventivo di ville, automezzi e conti bancari italiani ed esteri per circa 500 mila euro.

Le indagini, coordinati dal pm Laura Deodato, hanno disvelato l’esistenza di un insidioso gruppo criminale, attivo prevalentemente del basso Lazio e Campania, che utilizzava strumentalmente numerose società, italiane (con sedi in Milano, Monza, Roma, Latina) ed estere (Repubblica Slovacca, Bulgaria), apparentemente operative ma non adempienti agli obblighi dichiarativi fiscali, funzionali alla realizzazione di diverse finalità delittuose: truffe ai danni dello stato, tra cui illecito ricorso a finanziamenti garantiti dal Fondo Garanzia Medie e Piccole Imprese gestito dal Medio Credito Centrale, per svariati milioni di euro; frode fiscale con evasione di imposte per oltre 2 milioni di euro.

“La pervasività dell’ingegno criminale attraeva gli interessi della consorteria anche nella provincia astigiana dove, riuscita ad incunearsi negli snodi di una procedura concordataria prefallimentare, aveva ordito una truffa ai danni di due società di Bra (CN) e di Ivrea (TO), interessate alla procedura concordataria, mettendo in atto un raffinato disegno criminoso dedito al riciclaggio di somme di denaro derivanti dall’illecita negoziazione di assegni circolari per un valore di 500.000 euro”, spiegano dal comando provinciale di via Arò.

L’indagine ha preso le mosse dalla denuncia dei commissari giudiziali di una società braidese in concordato preventivo, i quali, all’atto dell’incasso della somma di 500.000 euro in assegni circolari a suo tempo messa a disposizione della procedura, da parte della società capogruppo, a titolo di garanzia per il ricorso avverso la procedura concordataria, apprendevano che i titoli in questione risultavano già posti all’incasso.

Le indagini consentivano di accertare l’avvenuta falsificazione dei predetti titoli sui quali era stato altresì indicato un differente beneficiario di comodo: una società di capitali romana la quale, ottenuta la provvista, l’aveva interamente trasferita, mediante bonifici, a più riprese, in favore di varie società dell’est Europa da cui ritornava poi indietro in Italia, mediante plurimi passaggi societari, e movimentata a favore degli indagati i quali, in finale, ne ottenevano così la “ripulitura” attraverso la monetizzazione in contanti o il reinvestimento in immobili e società.

Ulteriori sviluppi del contesto investigativo, anche attraverso la collaborazione internazionale tra Unità Investigative Finanziarie antiriciclaggio, interessate tramite il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, lumeggiavano le proiezioni transnazionali delle attività illecite del gruppo il quale aveva costituito alcune società in Repubblica Slovacca e in Bulgaria mediante le quali veniva trasferita la liquidità finanziaria, frutto della illecita negoziazione degli assegni circolari. Implementava ed arricchiva il quadro investigativo, l’approfondimento e lo sviluppo degli elementi contenuti in alcune segnalazioni di operazioni sospette in merito ad anomale ed incipienti movimentazioni finanziarie da e verso numerose società riconducibili agli indagati, attraverso vorticosi giri di denaro tra conti esteri ed italiani. Le indagini sono tuttora in corso con particolare riguardo ai trasferimenti dei proventi illeciti e non si escludono ulteriori sviluppi anche riguardo a possibili collegamenti con la malavita organizzata.