C’è un decreto che impone ai possessori di armi di produrre un certificato medico che attesti l’integrità psicofisica del detentore. I tempi sono ormai scaduti, proprio per questo la questura di Asti in questi giorni sta inviando delle notifiche per invitare i cittadini che abbiano in casa una pistola o un fucile senza però essere in possesso di porto d’armi a presentarsi negli uffici di corso XXV aprile con un certificato medico. C’è tempo 30 giorni, allo scadere dei quali scatteranno il divieto di detenzione e il sequestro. “Chiediamo agli astigiani la massima collaborazione  – ha spiegato il questore Filippo Di Francesco -. Nell’interesse di tutti verrà applicato il massimo rigore”. Chi quindi è interessato a mantenere la possibilità di avere in casa un’arma (parliamo anche di fucili o pistole avute in eredità e magari ritrovate in soffitta dopo anni) deve procurarsi il certificato medico che è “una tantum”. Chi invece non volesse detenere armi e si accorgesse invece di averne una, deve avvertire la polizia. Saranno gli agenti che si occuperanno della presa in possesso dell’arma e della sua rottamazione. Gli abitanti della provincia potranno presentare la documentazione nella stazione dei carabinieri più vicina. Si tratta di un provvedimento attivo su tutto il territorio nazionale. L’attenzione alla diffusione delle armi è uno dei fiori all’occhiello della questura targata Di Francesco.Nel 2015 sono stati emessi 39 divieti di detenzione di armi, 14 revoche di porto d’armi e sono stati ritirati 45 pezzi fra fucili e pistole. “Essere possessori di un’arma è un’eccezione alla normalità – commenta il questore -. Spetta a noi poliziotti essere sicuri dei requisiti morali, psicologici e fisici del detentore intervenendo in caso di necessità con provvedimenti come revoche o veti. Ne va della sicurezza di tutti, sia del possessore che della  popolazione”. Si stima che la fetta di popolazione astigiana proprietaria di almeno un’arma conti qualche migliaio di unità.