Prima di chiudere la quinta edizione con la giornalista Luisella Costamagna (sabato 19 novembre al Centro culturale San Secondo), “I mesi del giallo” riserva per questa settimana due appuntamenti: domani, venerdì 11 ad Asti, sabato a Chiusano. 

Domani, 11 novembre, la conversazione con Claudio Fava alla Casa del popolo

Alla Casa del popolo, alle 21 con ingresso libero, domani Claudio Fava converserà con la giornalista Laura Nosenzo sul suo ultimo libro, “Teresa” pubblicato quest’anno da Felitrinelli. Una storia di mafia che indaga i sentimenti privati di Teresa, figlia dell’uomo ucciso, e che riconduce indirettamente alle vicende personali di Claudio Fava, il cui padre Pippo Fava, giornalista e scrittore coraggioso, venne ammazzato da Cosa Nostra nel 1984.

Sulla mafia Claudio Fava ha già prodotti numerosi lavori di successo, firmando le sceneggiature, per il cinema e per la televisione, de “I cento passi” e “Il capo dei capi”.

Con “Teresa”, lo scrittore e politico inventa un personaggio femminile indimenticabile e potente, al centro di una storia dove la vera protagonista è la rabbia che non si fa mai rassegnazione. La ragazza è in fuga. Dalla sua terra, la Sicilia. Da un padre ostinato che non c’è più. Da una madre lamentosa e implacabile. Eppure Teresa è una ragazza che sa sorridere e ridere della vita. Trova riparo a Roma. L’amica Gisella le ha offerto un lavoro: tenere compagnia ai malati terminali. Teresa accetta, titubante. Scopre un’umanità vigorosa, uomini e donne feriti a morte ma capaci di sorprendenti impennate di vitalità, quella vitalità che anche lei sembrava aver smarrito e che ora, lentamente, tenacemente, sta riacquistando.

Le cose cominciano a girare per il verso giusto – trova addirittura un ragazzo che sembra troppo perfetto per essere vero –, ma un passato archiviato in fretta torna ad affacciarsi e non le dà tregua. Teresa mastica pensieri di rabbia. All’inizio sono soltanto pensieri, ma quando conosce il suo nuovo assistito – Libero Ferrari, un ruvido e scorbutico ex brigatista, condannato per omicidio – allora questi pensieri vogliono l’azione. E’ giunto il momento di saldare i conti?


Sabato 12 novembre arrivano a Chiusano Federico Cesarani e Valter Capussotto

“Cacciatori di identità” è il titolo dell’incontro fissato per sabato 12 novembre, alle 21, nel Municipio di Chiusano (ingresso libero). Ospiti dell’Associazione culturale Comunica e della Comunità Collinare Val Rilate Federico Cesarani, appassionato egittologo e direttore di Radiodiagnostica all’ospedale Cardinal Massaia di Asti, e Valter Capussotto della Polizia Scientifica di Torino e disegnatore specializzato nelle ricostruzioni facciali partendo dal cranio.

Modera la giornalista Betty Martinelli. Cesarani e Capussotto lavorano da tempo insieme sia per dare un’identità alle mummie del Museo Egizio che per attribuire un nome a corpi che, in questi anni, sono stati ritrovati privi di documenti di riconoscimento. E’ il caso, per esempio, del cadavere ritrovato in passato a Montafia: grazie agli studi di Capussotto, si è arrivati a ipotizzare che si tratti di un uomo dell’Est europeo. Molto probabilmente la questione approderà prossimamente a “Chi l’ha visto?”, la trasmissione di Rai3 condotta da Federica Sciarelli. 

Cesarani, invece, già  ospite della trasmissione “Quark” di Piero Angela, passerà alla storia per avere realizzato la prima ricostruzione tridimensionale del volto di una mummia al Museo Egizio di Torino.

Il lavoro è iniziato nel 2001 alle Molinette in collaborazione tra l’équipe di Radiologia (dove Cesarani lavorava all’epoca), il dipartimento di Antropologia dell’università torinese e il Museo Egizio. Prima si erano sottoposte le mummie ai raggi X, poi alla tomografia computerizzata spirale.

Si voleva capire, senza togliere le bende, di quali malattie soffrivano e di che morte erano deceduti quegli antichi egizi. La mummia in questione è stata sottoposta a una TAC tridimensionale, che ha “scattato” 355 immagini ai raggi X in pochi secondi. Grazie a una nuova tecnica, i ricercatori guidati da Cesarani hanno composto le immagini che rappresentavano migliaia di sezioni del cranio, ciascuna spessa 0,6 millimetri, in un’unica immagine tridimensionale. Sono così riusciti a determinare, con precisione millimetrica, dove finisce la pelle e iniziano le bende. Infine la svolta, con la realizzazione dell’identikit di un volto: quello di Harwa, artigiano di 3000 anni fa. L’uomo aveva circa 45 anni al momento della morte, denti non particolarmente curati e un neo sulla tempia sinistra. Dopo Harwa è toccato a tre mummie vissute durante la XXV dinastia e considerate sorelle…

Qual è l’importanza del lavoro condotto? Anzitutto risalire all’identità delle mummie (non di rado nel sarcofago che avvolge il corpo sono stati trovati papiri che contenevano dati precisi per il loro riconoscimento), ricostruendone il vissuto e le caratteristiche anatomiche, ma anche studiare i metodi di imbalsamazione, che caratterizzavano le varie epoche.

Al termine dell’incontro, rinfresco a “km zero” offerto dalla Pro Loco.