Vernissage sabato 11 settembre alle 17,30 nello spazio Arthesis di piazza Statuto 30: “I colori di Luciano Berruti”.
“Presentare Luciano Berruti – scrive Livio Musso – è facilissimo e difficilissimo allo stesso tempo. Facilissimo perché lui è artista a tutto tondo che trasmette sulla tela immagini lievi quasi sempre come viste dietro un velo di nebbia, di ricordi appannati, di deja vu, di rimembranze che rimbalzano lievi ma pressanti sull’anima di chi le guarda. E’ facilissimo perché, guardando i suoi quadri, si scruta direttamente Berruti perché così è l’artista, schivo, sempre pronto a mascherarsi, sempre leggero come i suoi passi ed il suo sguardo, dietro ad una cortina di sobrietà, di timidezza, un velo preso da un cassetto dell’essere nel quale giaceva per alzarlo, o calarlo, sui suoi lavori, sui suoi parti artistici che, dopo una lunga e tormentata gestazione nell’animo finalmente, sbrigativamente ma solo in apparenza, prendono forma, si mostrano e vivono ma sempre dietro al velo, alla caligine di un mostrarsi ma da lontano”.
Continua Musso: “Presentare Luciano Berruti è facilissimo ma poi neanche tanto poiché, nei suoi quadri, egli ha incominciato a mostrarsi non per stupire ma con grande intimissimo proprio stupore. Lui, che la vita aveva destinato a primeggiare in tutt’altro, Doganiere di gusto e ricercatezza, conosciuto per essere punto di riferimento dell’apparire ecco che decide, con tutta la timidezza che gli è propria ma che nasconde una dura scorza di combattente, di uscire fuori dal solito schema, di essere artista e proiettarsi, mostrarsi, al di fuori del suo piccolo, appartato, vulcanico atelier d’artista. ? ?Presentare Luciano Berruti è difficilissimo perché l’uomo è caleidoscopico, in ogni incontro può mostrare un diverso sé, i segni di un continuo tormentato rimescolamento dell’anima, sempre pronta a mettersi in dubbio piuttosto incline, e questo bisogna addebitarglielo, al condannarsi che all’assolversi. E proprio in questo sta la grande spinta interiore che lo anima e che, guardando le sue opere ad una prima vista sommaria, potrebbe non trasparire subito per quel piccolo gioco a rimpiattino che egli fa con chi guarda, ma più ancora con se stesso, perché l’uomo è anche ironico, sarcastico, gioioso. Per conoscerlo occore scostare i veli, attraversare le nebbie ed avventurarsi nelle strade, fermarsi a quegli angoli di case, ammirare i suoi cieli, i petali dei suoi fiori, altrattanti petali del suo sfaccettato carattere. Quei paesaggi, quelle vie, quelle case, quei fiori sono sempre famigliari, potrebbero essere angoli dell’Asti che ama ma anche di una Asti del cuore, del sogno, un’Asti dell’Altrove. ? ?Altri diranno del tratto del pennello, del colore, dei segni prospettici, delle cromaticità, altri saranno critici attenti ed eruditi. A me basta l’emozione, lo struggimento, la riproposta di altri angoli, di altri cieli che da dietro la patina dell’emozione delle pennellate berrutiane entrano a sfiorare brandelli di sentimenti, emozioni, alimentandone di nuove e lasciandomi appagato”.