Che Cesare Pavese sia lo scrittore che ha raccontato con una poetica universale i miti e i riti delle colline del Piemonte meridionale è cosa risaputa. In particolare nel romanzo La luna e i falò, la condizione contadina tradizionale scandita dalla fame e dalla sofferenza ha come areale le colline che stanno a cavaliere tra la Langa e l’Astigiano. Il Salto, tra Santo Stefano e Canelli, dove ha la falegnameria Pinolo Scaglione. Il Nuto del romanzo dell’addio, è al centro di una vicenda che rappresenta, metaforizza la testimonianza di vita, l’autobiografia di Cesare Pavese che spiega le ragioni della sua tragica fine. A partire da queste considerazioni Piercarlo Grimaldi, presidente dell’Associazione Astigiani, nel volume Di lune e di falò. Cesare Pavese: antropologia del romanzo dell’addio, edito da Rubbettino, ora in libreria, interpreta il romanzo alla luce delle categorie antropologiche che permettono di leggere in modo originale l’esperienza di vita dello scrittore santostefanese. Il suo tentativo mai realizzato di farsi terra e comunità per sopravvivere a qualche giro di stagione nella memoria degli anziani del paese. Un doloroso viaggio verso la drammatica impossibilità di costruire una memoria che lo appaesi, che lo faccia sentire parte sostanziale delle colline.

“Uno studio, quello di Grimaldi, che è anche il frutto di una vita trascorsa a ricercare su queste colline, patrimonio materiale e immateriale dell’umanità, le tradizioni, i saperi, le saggezze contadine che sono a fondamento della grande bellezza di orizzonti che aspirano al sacro” – dichiara il Sindaco Maurizio Rasero.

“E’ sempre motivo di grande orgoglio dialogare con il professor Grimaldi che in ogni sua frase trasmette conoscenza e grande amore per il nostro territorio“ afferma l’assessore all’Istruzione Loretta Bologna. ”Il suo libro che dà una visione antropologica della “Luna e i falò” di Cesare Pavese, mi riporta alla mia giovinezza ed alle splendide colline che conosco bene perché vi ho trascorso tutti i miei studi superiori, tra la gente, i contadini ed ho imparato ad apprezzarne lo straordinario valore, unico direi, che fa parte di me e che spero possa arrivare alle generazioni future”.