Si accendono le luci sul nuovo Museo Paleontologico di Asti: giovedì 7 aprile, alle 17, l’inaugurazione. Cosa troveranno i visitatori? Anzitutto un rinnovato allestimento, nella sala sotterranea del Palazzo del Michelerio in cui funziona anche l’acquario preistorico, che valorizza ulteriormente i reperti fossili dei grandi cetacei, alcuni unici al mondo nel loro genere: grazie alla loro presenza il centro espositivo astigiano si distingue come la struttura aperta al pubblico più importante del Piemonte. E c’è una sorpresa. In occasione del taglio del nastro, il Parco paleontologico astigiano, che gestisce il museo, esporrà per intero il delfino di quattro milioni di anni ritrovato nel letto del Tanaro in secca (loc. Belangero): un esemplare molto raro per la sua provenienza in sedimenti argillosi. Nelle ultime settimane si è lavorato a lungo per ripulire i quattro blocchi che conservano parte del torace e il cranio mai mostrati finora: “A partire dal 7 aprile – spiega Piero Damarco, conservatore paleontologo del museo – il delfino, lungo circa due metri, si farà vedere così come è stato ritrovato nel 2003 a Belangero: abbiamo ricostruito la situazione in affioramento”. Distesa sulla sabbia anche la Viglianottera, la balenottera di Vigliano fulcro del Paleontologico, uno degli esemplari (otto metri) più completi esistenti al mondo. Osservandola si percepisce chiaramente l’importanza che la paleontologia ha da sempre per il territorio astigiano. Unici rappresentanti al mondo delle specie cui appartengono anche il delfino di Settime e la balena Tersilla: un’altra avvincente testimonianza di quando nell’Astigiano c’era il mare. “Tutte le collezioni del museo, da parecchie centinaia di conchiglie ai grandi cetacei risalenti all’epoca pliocenica – ricorda Gianfranco Miroglio, presidente del Parco paleontologico – hanno dai 5 ai 3 milioni di anni, quando tutta la Pianura Padana era occupata dal mare. Siamo custodi di esseri eccezionali, verso cui abbiamo da sempre rispetto e affetto. Speriamo, in futuro, di poterli affiancare agli altri reperti che vorremmo far rientrare dai musei fuori Asti in cui sono conservati”. Da non dimenticare, tra gli esemplari esposti, la balena di Portacomaro, scoperta su una collina di fronte a quella in cui vivono alcuni parenti di Papa Francesco: tra le sue vertebre è stato ritrovato un dente di squalo, il che fa supporre che, come Tersilla, sia stata cibo per pescecani. L’inaugurazione, alla quale parteciperanno le autorità cittadine e regionali, sarà preceduta dalla visita al museo riservata alla stampa: appuntamento mercoledì 5 aprile alle 10.30. Per l’occasione saranno presentati altri due eventi che, al Michelerio, connoteranno il traguardo del 7 aprile: la mostra di Sergio Brumana “Cetacea”, atlante immaginario di balene e altri animali (sala della didattica, fino al 21 maggio) e la donazione al museo di una “Bottiglia d’Artista” da parte dell’associazione CreATive. L’opera, firmata dall’astigiano Mac, ha un titolo che dice tutto: “Il mare in collina”. Interverranno alla conferenza stampa il presidente Gianfranco Miroglio con il vice Alessandro Boano e altri esponenti del Consiglio del Parco paleontologico, il direttore Graziano Delmastro, il paleontologo Piero Damarco, la responsabile delle attività didattiche Alessandra Fassio. Presenti l’artista Sergio Brumana e Roberta Bellesini per l’associazione CreATive. Nella foto: due dei blocchi di argilla mai esposti con i resti fossili del delfino di Belangero mostrati dal paleontologo Piero Damarco (a sinistra) e dal presidente Gianfranco Miroglio