È L’uomo di casa di Romano De Marco (Piemme, 2017), finalista al Premio Scerbanenco, il primo romanzo selezionato per partecipare alla decima edizione del Premio Asti d’Appello, la cui cerimonia conclusiva avrà luogo al Teatro Alfieri domenica 25 novembre. La casa editrice presenta il thriller così:
La vita perfetta di Sandra Morrison è andata in pezzi il giorno in cui Alan, suo marito, è stato ritrovato morto in uno squallido parcheggio. Era seduto nella sua auto, con la gola tagliata e i pantaloni calati. La polizia non ha dubbi: un banale caso di omicidio a scopo di rapina, probabilmente un incontro finito male con una prostituta. Per Sandra, è come essere precipitata in un incubo: ora è rimasta sola nella bella casa di Bobbyber Drive, a occuparsi della figlia adolescente ferita e arrabbiata e a rimettere insieme i pezzi di un puzzle senza senso. Chi era l’uomo con cui ha condiviso vent’anni? Un irreprensibile uomo di casa, marito e padre amorevole, stimato professionista?
Il volume sarà a breve disponibile alla Biblioteca Astense Giorgio Faletti, in via Goltieri 3a, per tutti i soci che hanno rinnovato l’adesione alla Associazione: le iscrizioni sono ancora aperte, sempre al costo di 100 euro, sia per chi intende rinnovare l’ adesione degli anni passati che per chi volesse iscriversi per la prima volta. Anche la giuria giovane sta prendendo corpo grazie alla collaborazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale e delle scuole superiori di Asti e provincia: è confermata la partecipazione di una selezione di studenti del Liceo Classico Alfieri, del Liceo Scientifico Vercelli, del Liceo Artistico Alfieri, dell’istituto Giobert, dell’Istituto Pellati di Nizza Monferrato e dell’IPSIA Andriano di Castelnuovo don Bosco.
Tutti i soci sono inoltre invitati in Biblioteca sabato 17 marzo alle 15.30 in prima convocazione, alle 16 in seconda convocazione, alla assemblea della Associazione chiamata a deliberare il bilancio consuntivo 2017 e quello preventivo 2018.
A seguire, alle ore 18 sempre nella Sala Colonne della Biblioteca Astense l’Associazione Premio Letterario Asti d’Appello organizza la presentazione del libro di Alberto Sinigaglia Il pappagallo e il Doge (Biblioteca dei Leoni, 2017). Veneziano, Alberto Sinigaglia ha iniziato giovanissimo la carriera di giornalista. Dopo Epoca e Panorama, ha lavorato dal 1971 a La Stampa, quotidiano per il quale ha fondato il settimanale Tuttolibri e curato a lungo i servizi culturali. Ha fondato e diretto Musica Viva e il Giornale della Musica. Ha condotto programmi radiofonici e televisivi della Rai. Dirige i Classici del giornalismo di Aragno editore ed ha insegnato per molti anni giornalismo presso l’Università di Torino. Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, ad Asti è, più che noto, di casa: ha assunto nel 2009 la direzione scientifica del Festival Passepartout e collabora alla realizzazione del Premio d’Appello.
Il libro Il pappagallo e il Doge sostanzia queste scarne note biografiche con le storie di una vita, attraversata e determinata dalla lunga professione di giornalista: incontri, amicizie, esperienze straordinarie in giro per l’Italia tra Venezia, la città natale, e Torino, sede della Stampa, passando per Roma e Milano e tanti altri luoghi. Alberto Sinigaglia ha un talento innato del raccontare e ciascuna delle sue storie ha la ricchezza e la densità di un romanzo. La cronaca delle occasioni e dei giorni si fa racconto d’avventura, i caratteri dei personaggi (che si tratti di Ugo Pratt, Mario Soldati, Aldo Palazzeschi, Massimo Mila, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Giovanni Spadolini o qualsiasi altro) diventano parte della trama stessa e ne guadagna la narrazione che ci trascina inavvertitamente dalla realtà dentro la leggenda. I suoni e le voci per le calli di Venezia o nei caffè e nelle trattorie di Torino o nelle stanze della redazione della Stampa intonano piccole sinfonie nei luoghi privilegiati del ricordo. Il libro della memoria si trasforma in affondo narrativo che, dietro le circostanze quotidiane, scopre la vita piena di significati, di prospettive, di veri e propri prodigi. La lievità, l’assenza di enfasi, la delicata ironia, la sensibilità visiva si fondono in una naturalezza che è il marchio di uno stile felice e coinvolgente.