Una crisi può portare ad un mondo nuovo, diverso, migliore, oppure può riportarci indietro al punto di partenza. Non c’è crisi peggiore di quella che non si comprende. Non basta dire “ce la faremo”: bisogna già oggi costruire il futuro che vogliamo. Forse bisogna cambiare paradigmi, cambiare il modello culturale ed economico. Ma come fare? Negli anni passati avevamo parlato di “generatività”: questo è il tempo di praticarla, innanzitutto abitando questo periodo sospeso tra il prima e il dopocoronavirus”

Un’affermazione impegnativa, quella che  introduce un ciclo di quattro incontri organizzato da Acli, Foyer delle Famiglie, Progetto Culturale e Welcoming Asti che puntano a confrontarsi sull’esperienza di pandemia vissuta e sulla possibilità di trasformare la crisi in occasione di crescita e cambiamento.

“L’anno che  verrà” è il titolo ufficiale dell’iniziativa che si caratterizza come “dialoghi tra credenti e non credenti, per immaginare un mondo nuovo. Per ora sono stati messi in calendario i primi due incontri, ovviamente resi possibili dal fatto che il luogo dove vengono realizzati, il cortile del circolo Acli Foyer delle Famiglie, in v. Milliavacca 5, permette di garantire le distanze di sicurezza. Il primo appuntamento è stato con don Marco Andina  mentre il secondo appuntamento è per venerdì 26 giugno alle 18.30 con don Dino Barberis che parlerà di “Le libertà individuali e le necessità collettive, una nuova vicinanza?”.