“Organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”, recita l’art.1 dello Statuto della Caritas Italiana e verso questo orizzonte di umanità si è sempre orientata anche la Caritas diocesana. Per celebrare i 50 anni della sua fondazione, venerdì scorso nel sagrato della Chiesa di Viatosto sono state numerose le testimonianze che hanno raccontato il cammino, i progetti, le riflessioni ed emozioni di questo percorso sin dal principio.
“Il 2 luglio 1971 per intuizione di Papa Paolo VI veniva fondata la Caritas Italiana. Successivamente, con tempi e modi diversi, nelle diverse diocesi italiane nascevano le Caritas diocesane che a loro volta diventavano motore per far nascere servizi segno, centri di ascolto e Caritas parrocchiali. 50 anni sono una bella età, siamo ancora carichi di energie ma allo stesso tempo ricchi di esperienza. Abbiamo scelto di celebrare ad Asti questo anniversario a ridosso della Giornata Internazionale della Carità, data in cui moriva Santa Teresa di Calcutta. Questo incontro è un’occasione per ritrovarci, riflettere su questi 50 anni e per definire la postura giusta per guardare al domani, agli obiettivi e agli strumenti”, ha commentato Beppe Amico, direttore Caritas Diocesana e moderatore dell’incontro.
Nel corso dell’appuntamento hanno avuto modo di incrociarsi e raccontarsi diverse esperienze di uomini e donne, religiosi e laici, che hanno vissuto la realtà della Caritas in anni diversi e in modalità diverse, ma tutti uniti da una medesima comunanza di obiettivi e motivazioni nel voler aiutare il prossimo. Grande partecipazione da parte dei volontari e della comunità che hanno ripercorso insieme ai testimoni tutti i fronti su cui la Caritas si è impegnata in questi anni, dagli anni ‘70 fino ai giorni nostri, dal terremoto in Friuli del ‘76, al servizio degli Obiettori di coscienza, al volontariato sociale, dall’accoglienza dei primi migranti dalla Libia e dall’Albania, fino ad oggi, per aiutare i profughi afghani.
Ha concluso l’incontro il vescovo Marco Prastaro con un commento finale: “Ringrazio di questa serata che ha dato l’idea di un lungo cammino. 50 anni sono tanti e sono stati importanti per imparare e per insegnare e credo che ognuno di noi possa ringraziare il Signore per questi maestri che ci ha mandato. Il mio augurio è di non vivere con gli occhi chiusi o con ristretti punti di vista, ma di guardare il mondo con gli occhi dei poveri, di imparare a vivere secondo lo stile del Vangelo e, infine, di continuare a essere creativi: nell’utopia del fare noi siamo carne che deve diventa parola, e solo se siamo creativi saremo capaci di farlo. Non potremo salvare il mondo ma lo possiamo rendere migliore e avremo così la consapevolezza che non sia migliore perché noi siamo migliori ma perché ogni giorno lavoriamo in quella direzione. Questa è la missione della Caritas: non solo curare la misericordia ma educare il cuore” .

Altre testimonianze sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 10 settembre 2021
Federica Bassignana