Un viaggio per riflettere, stare insieme, per vivere meglio la propria interiorità, per conoscere se stessi aprendosi all’altro. Un gruppo di trentanove ragazzi della Diocesi di Asti trascorrerà una settimana nella comunità di Taizè. Un pellegrinaggio organizzato dalla Pastorale Giovanile che difficilmente i ragazzi dimenticheranno.

Giorno otto

Siamo partiti questa mattina dopo la S. Messa celebrata dal nostro vescovo Marco nella comunità di Taizé per tornare nelle nostre parrocchie.
Durante il viaggio abbiamo potuto porre alcune domande al nostro vescovo grazie alle quali potremmo ripercorrere questa settimana.

Caro vescovo, lo scorso anno si è svolto il sinodo sui giovani a cui ha partecipato anche fr. Alois, priore della Comunità di Taizè.
Si è parlato di un patto di ascolto reciproco fra i vescovi e i giovani. Giovani che, come aveva sottolineato proprio fr. Alois, possono trovare nella Chiesa un luogo di amicizia, dove essere sempre accolti per quello che si è. Questa esperienza con i ragazzi astigiani lo ha confermato?
Sì, sicuramente Taizé è stato uno di quei luoghi di amicizia di cui ha parlato frère Alois. Il nostro pellegrinaggio era intitolato “Taizé: la gioia dell’incontro da persona a persona”, ed è stato esattamente così. Ho visto i ragazzi molto entusiasti, disponibili all’ascolto e alla condivisione con gli altri.
Questa settimana i ragazzi accolti erano circa 3600; ognuno poteva essere se stesso, con la propria lingua, la propria cultura e tradizioni, e condividere i propri doni con gli altri.

 “Camminando insieme”, come indicano proprio i sinodi e come è successo in questi giorni in cui ha raggiunto i ragazzi astigiani a Taizè, secondo lei è emersa la necessità di nuovi approcci ai giovani?
La Chiesa ha sempre bisogno di aggiornarsi perché siano credibili anche nel nostro presente le verità di sempre. I metodi utilizzati fino ad oggi, non sono più così efficaci e attuali per comunicare con le nuove generazioni. È necessario che i giovani diventino protagonisti per essere loro stessi testimonianza della Chiesa per i loro coetanei.
In questi giorni nella comunità di Taizé, i giovani hanno svolto attività di servizio con disponibilità nei confronti del prossimo, responsabilità e serietà; atteggiamenti che dimostrano la loro voglia di fare e di mettersi in gioco, se posti in un contesto in cui possono sviluppare a pieno le loro potenzialità e sentirsi parte importante e integrata della comunità.

Cosa si porterà dietro di questa esperienza insieme ai giovani della sua diocesi?
Porto nel cuore la loro allegria e la forza che li contraddistingue. Inoltre, anche la speranza di un cambiamento che veda loro come protagonisti all’interno della nostra Diocesi, in modo che questa esperienza non rimanga solamente un bel ricordo ma possa essere feconda per rinnovare la nostra Chiesa.

Nel viaggio del ritorno, alcuni di noi hanno voluto condividere le loro riflessioni ed esperienze al termine di questa settimana.

Matteo Ruffinengo: Una delle cose più importanti che mi porto a casa è il “mandato” che ci ha dato il nostro Padre Marco, chiedendoci di cambiare questa Chiesa: ci siamo sentiti chiamati in causa in prima persona, con la responsabilità di dare il nostro contributo per rendere la Chiesa più adatta al tempo in cui viviamo e a comunicare meglio la gioia del messaggio che portiamo.
Ma tutto questo deve partire, come ci ha ricordato Padre Marco, da un rinnovato impegno nella preghiera. Un impegno che vogliamo prenderci, tornati a casa da questa fantastica esperienza a Taizé.
Tornare a Taizé dopo 15 anni è stato come tornare a casa dopo essere stato lontano per tanto tempo: ogni cosa era al suo posto e mi son sentito subito a casa, su tutto, la Chiesa rimane la cosa che più mi colpisce, ogni volta: un luogo dove davvero ci si sente in piena comunione con Dio.

Elena Argenta: Una delle cose che più mi hanno colpito questa settimana è stata riscoprire la bellezza delle cose semplici. Rendere momenti comuni come i pasti occasioni di incontro o attività di solito spiacevoli come pulizie o altri lavori, fonti di esperienze positive e di divertimento.
Abbiamo cominciato a distinguere quali erano veramente le cose essenziali che più ci mancavano della nostra quotidianità e ci siamo lasciati alle spalle quelle superflue. Un’esperienza sicuramente da ripetere!

Luca Murzi: Durante questa settimana trascorsa a Taizé il momento che mi porto nel cuore è l’incontro con due frère della comunità: frère Alois e frère John. Ci hanno accolto all’interno della loro casa e dopo aver condiviso la merenda con loro ci hanno invitato a riflettere sul significato delle varie esperienze ed emozioni provate durante la settimana a Taizé. Dopodiché hanno voluto ascoltare che cosa ci avesse colpito del loro stile di vita e ci hanno raccontato com’è nata la comunità raccontandoci con molta cura la vita del loro fondatore frère Roger. Successivamente frère John ha narrato la sua vita e il suo percorso vocazionale. Del suo discorso riverbera in me ancora una frase che mi ha segnato particolarmente: “Quando una domanda riemerge costantemente durante il tempo e continua ad “assillarci” in senso buono forse vuol dire che lì vi è una chiamata da qualcosa di più grande”.