Il commento alla Parola di domenica 17 novembre 2019 (XXXIII Domenica del Tempo Ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada

Stiamo finendo l’anno liturgico, ed è logico che i testi di questa domenica abbiano un sapore scatologico, cioè che ci fanno guardare al futuro dell’umanità e al nostro. Gli ultimi tempi li stiamo già anticipando nella partecipazione ai sacramenti, specialmente l’Eucaristia, e con la costruzione di un mondo più umano e cristiano.
Il profeta Malachia dipinge il quadro con realismo totale e grezzo: “sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà”. Più chiaro impossibile. Sono immagini molto grafiche, che si riferiscono a grandi verità. Prima, Dio è il ricompensatore infinito di coloro che Lo servono fedelmente nonostante le prove e le sofferenze. Seconda verità, la fine del mondo arriverà, con essa, il giudizio di Dio. Il tempo in cui Dio stesso metterà tutto al suo posto, secondo giustizia. Queste parole di Malachia non sono gradite alla mentalità moderna, ma la giustizia manifestata in queste parole mostra il valore della bontà di Dio, che non cessa di essere Padre.
Cristo nel discorso escatologico del Vangelo di oggi sviluppa lo stesso tema. Egli mette in guardia i cristiani di possibili inganni. “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!”. Non c’è niente di peggio della verità deformata. Non ascoltiamo coloro che vanno in giro proclamando la fine del mondo. La Chiesa sempre è stata molto cauta su questi temi. Pertanto, è meglio rimanere tranquilli e sereni nella preghiera, facendo del bene ai nostri fratelli e saldi nella nostra adesione al Magistero della Chiesa, e non cercare allarmismi gridando che la giustizia di Dio piomberà su di noi come un nuovo diluvio. Nel piano di Dio, le guerre, rivoluzioni, terremoti, epidemie, fame… hanno la missione di ricordarci che in questa vita tutto è transitorio, tutto passa. Arriverà il giorno dei nuovi cieli e la nuova terra. Solo così giustizia e felicità trionferanno.
Infine, prima della fine dei tempi, molte sofferenze e persecuzioni verranno per coloro che vogliono essere fedeli a Cristo. ‘E stata una costante nella vita della Chiesa, dai suoi inizi a Gerusalemme fino ai nostri giorni. ‘E conosciuta la sentenza che condannava i cristiani: “Non licet esse vos”, cioè, non avete diritto a esistere. Sono stati privati della loro vita, anche se i cristiani erano i più fedeli adempienti dei doveri civici. Ma il suo tenore di vita onesta e pulita era uno schiaffo implicito a quella vita lussuriosa e sfrenata di potere di molti pagani.
Oggi continuiamo anche ad essere perseguitati, arrestati, uccisi, non solo dai governanti dei regimi totalitaristi, ma anche da persone di altre religioni e fedi. Basta dare un’occhiata alle notizie del mondo. Secondo l’agenzia fides, nel corso dell’anno 2018 sono stati uccisi nel mondo 40 missionari, quasi il doppio rispetto ai 23 dell’anno precedente, e si tratta per la maggior parte di sacerdoti:35. Sono conosciute le parole di Tertuliano verso i persecutori: “Quante volte ci falciate, cresciamo; il seme dei cristiani è il sangue dei martiri”. La Chiesa affronta sempre la persecuzione senza paura e persino con gioia, perché la considera un segno della sua autentica identificazione con Cristo. Pregare, amare, perdonare, soffrire e testimoniare la fede da per tutto è il miglior modo di preparaci per la fine dei tempi.

LETTURE: Ml 3, 19-20; Sal 97; 2 Ts 3, 7-12; Lc 21, 5-19