Il commento alla Parola di domenica 25 aprile (IV Domenica di Pasqua) a cura di Sr Maria Daniela del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”.

Agli antichi cristiani l’immagine del Buon Pastore era familiare quanto a noi lo è quella del Crocifisso. Un’antica preghiera dice: “Ho riconosciuto il Figlio come pastore e sono giunto al pascolo del Padre”. Per Cirillo, vescovo di Alessandria d’Egitto nel V secolo, “il verde pascolo è il Paradiso da cui siamo caduti e dove Cristo ci guida e ci stabilisce in virtù dell’acqua del riposo, cioè del battesimo”. Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio fa bene guardare alla meta verso cui ci guida nel tempo il nostro Pastore: alla vita eterna dove, come dice la seconda lettura, “saremo simili a Lui e lo vedremo come egli è”. Gesù non è un mercenario, non ha bisogno dei nostri beni, ma del nostro cuore, dell’intimità della nostra vita per farsi conoscere e per trasmetterci qualcosa che ci renda simili a lui in vista della vita eterna: il suo amore, la sua capacità di dedizione, la sua ricerca delle pecore smarrite. Gesù si è fatto Pastore nello stesso senso in cui si è fatto servo: a fondo perduto, per il nostro bene. Ringraziamo Dio per tutti i pastori della chiesa che abbiamo conosciuto e che conosciamo e che ci offrono la stessa immagine di servizio e preghiamo per loro.

Nel Vangelo di oggi l’immagine del pastore si fonde con quella dell’Agnello; nessun pastore darebbe la sua vita per le sue pecore, mentre Gesù dichiara: “Io stesso offro la mia vita per le pecore e la riprendo, nessuno me la può togliere”. In effetti a Gesù la vita fu strappata dalla violenza dei suoi nemici, ma, per il suo consenso libero e amoroso, la vita “presa” divenne una vita donata. Il nostro Pastore ci guida per la strada diritta che Lui stesso ha percorso: quella dell’accoglienza della volontà del Padre, volontà sempre buona, sempre fonte di vita, di salvezza anche per noi. Egli cammina con noi per infonderci la fiducia necessaria quando ci manca, per donarci con il suo Spirito la libertà interiore che ci fa cogliere un senso anche in ciò che immediatamente non comprendiamo. E’ vero che non sempre siamo padroni delle vicende che ci coinvolgono, ma restiamo sempre padroni del senso che ad esse diamo. Il nostro Pastore ci invita all’intimità con Lui, è capace di donarci consolazione e libertà dove nessuno lo può fare, può darci la forza di amare e rendere amabile ciò che non lo è, di rendere prezioso ciò che è banale, di rendere fonte di gratitudine ciò a cui siamo indifferenti. Il nostro Pastore con il suo Spirito di donazione, ci libera dal desiderio di trovare dei “colpevoli” intorno a noi per assumere in pienezza la gioia e la responsabilità della nostra vita.

Gesù si è fatto Agnello per mettere alla nostra portata quest’esperienza di risurrezione e guidarci alla vita eterna camminando nella luce, anche tra le tenebre del mondo.

LETTURE: At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18