Il commento alla Parola di domenica 16 maggio (Ascenzione) a cura di Sr Maria Daniela  del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

L’evangelista Marco descrive in poche parole l’ultimo dei misteri della vita di Cristo: “Il Signore Gesù fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”. Così annuncia la glorificazione del Signore e il fatto che ora egli regna, per sempre, in eterno, egli vero Dio e vero uomo. La seconda lettura dice: “ha portato con sé prigionieri”. Facendosi servo Gesù ha strappato dalle fauci della morte coloro che ne erano schiavi e li ha portati in cielo come figli. “Cristo incarnato mi rende degno di Dio” cantiamo con le parole di un antico inno nella Liturgia: mi rende degno come creatura umana di sedere alla destra del Padre, eleva la mia umanità a un’altezza molto superiore a quella delle stelle. 

Juri Gagarin ebbe a dire che, nel suo viaggio nello spazio, non aveva incontrato Dio e perciò Dio non esisteva. L’Ascensione di Gesù non è un viaggio negli spazi cosmici, ma un entrare nel mistero di Dio. La lettura degli Atti degli Apostoli lo indica con un particolare: “una nube lo sottrasse ai loro occhi”. La presenza della nube nella Bibbia ha un significato teologico: sulla tenda dell’Alleanza nel libro dell’Esodo indicava la presenza di Dio, come al momento dell’annunciazione lo Spirito avrebbe avvolto Maria SS.ma “nella sua ombra”. Una nube ha nascosto Gesù agli occhi dei discepoli: egli cioè è tornato definitivamente a Colui che l’ha mandato, ma non li ha privati della sua presenza. Per quaranta giorni dopo la Risurrezione li ha educati a superare il vecchio modo di “stare insieme” e a cercare di conoscerlo come nuove creature, “secondo lo Spirito”.

Fortunata nuvoletta, verrebbe da dire, che partecipi alla glorificazione del tuo Creatore, ma non dobbiamo dimenticare che questa nuvoletta è il simbolo di qualcosa che possiamo coltivare: la fede che ci permette di penetrare il mistero di Dio, di appartenere a Lui, di entrare in rapporto personale con Lui e di camminare verso la nostra vera esistenza, quella di “lassù”, che è già iniziata. Diceva un sacerdote: “l’Ascensione è un mistero di desiderio, e un invito all’azione”. Dissero gli angeli: “uomini di Galilea perché state a guardare in alto?”. Giorno per giorno siamo chiamati ad “alleggerire” il nostro cuore e ad aprirlo alle dimensioni dell’amore, ad essere missionari del regno che viene, anche attraverso le nostre sofferenze, delusioni e fatiche. Il Cristo ritornerà alla fine dei tempi davanti agli occhi di tutti, ma prima dell’ultima venuta egli ritorna come dice il Vangelo, e “prende dimora presso coloro che lo amano e ascoltano la sua parola” (Gv 14, 23). L’Ascensione ci vuole introdurre a cercare la sua presenza nel silenzio dell’ascolto, della preghiera, dell’intima amicizia per coglierla più facilmente negli avvenimenti della vita. L’Ascensione non allontana il Signore da noi, ma ci porta la grazia di scoprirlo all’opera, nelle gioie e nelle sofferenze di tutti gli uomini.

LETTURE: At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20