Il commento al Vangelo di domenica 22 settembre (Mc 9,30-37) a cura di Alberto Paniate
Nel Vangelo di oggi, gli Apostoli discutono su chi fosse il più grande, il più importante tra di loro. La discussione mi ha ricordato quante volte la propria Fede diventa un’ennesima medaglia in cui identificarsi e sfoggiare davanti agli altri, per sentirsi più grandi, belli e importanti. Gesù, però, richiamandoli a sé, non discute su chi sia il più grande, ma al contrario su chi sia il primo, ovvero la persona più vicina a Lui. E’ primo colui che è “l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”, ovvero colui che si mette volontariamente al servizio degli altri. In questo contesto è esemplificativa l’immagine del bambino, che si può interpretare come un ragazzino o inserviente, un ultimo della società. Mentre gli Apostoli sono distanti, sia fisicamente che mentalmente, il ragazzino si trova vicino a Gesù. Abbracciandolo, Gesù si identifica con lui, ovvero con l’ultimo della società, colui che ha scelto liberamente di servire gli altri. In conclusione, come Gesù abbraccia e si identifica nel bambino, noi dobbiamo diventare ultimi e essere a servizio di tutti, affidando la nostra vita e ferite a Dio.