Il commento alla Parola di domenica 21 novembre (XXXIV domenica del tempo ordinario b) a cura di Sr Maria Chiara del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Oggi è la festa di Cristo Re dell’universo, ultima domenica dell’anno liturgico e del tempo ordinario.

La prossima domenica inizierà un nuovo anno liturgico e saremo chiamati a cominciare il cammino di Avvento che culmina con il Natale. 

Oggi festeggiamo Gesù Re, adulto, che davanti a Pilato proclama la sua regalità: «Tu lo dici, io sono re» e domenica ricominciamo ad attenderlo veniente, leggendo le scritture dei profeti.

Non è una contraddizione?

Sì, ma siamo noi coloro che si contraddicono perché oggi chiamiamo Cristo Re e poi non cambiano concretamente le nostre vite. Quindi dobbiamo metterci nuovamente in ascolto delle Sacre Scritture che ci parleranno ancora di Colui che deve venire ed attendere Colui che è il nostro Signore perché non lo abbiamo ancora davvero incoronato Re.

Anch’io assomiglio a Pilato che chiede a Gesù se è Re, ma agisce come se non lo avesse interrogato. E io desidero che Gesù regni sulla mia vita oppure no?

Quando parliamo di Cristo Re non dobbiamo certo pensare a un trono e una corona. 

Piuttosto, se Lui è Re della mia vita, diventa il significato del mio esistere, ago della bilancia nelle mie scelte, cresce il desiderio di conoscerlo, mi appassiona parlare di Lui, desidero assomigliarli…

Non dobbiamo avere paura di questo Re, ma affidarci a Lui con tutti noi stessi.

La seconda lettura ci presenta Gesù. Egli è: «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre». Lui ci ha fatto figli e sacerdoti.

Nel Vangelo, Gesù incontra tante persone, ma io penso che la persona a cui Cristo Re ha cambiato la vita, è sicuramente il “buon ladrone”. Infatti egli dice, nel momento fondamentale della sua vita: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» e Gesù gli rispose: «In Verità io ti dico: oggi con me sarai in paradiso». Davvero è riuscito ad affidarsi completamente a Gesù riconoscendolo Re. 

«Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto così anche il palpito più nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo più insignificante e la parola più banale, perfino la sensazione più elementare, tutto potrà tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re» (Josemaría Escrivá de Balaguer).

Oggi, 21 novembre, è anche la giornata Pro-Orantibus, cioè la giornata in cui tutta la Chiesa è chiamata a pregare e intercedere per coloro che tutti i giorni pregano e lodano il Signore nella vita contemplativa e nei Monasteri.

Qui, sostanzialmente, le sorelle e i fratelli affermano con la loro vita che Cristo è così importante, che il Vangelo è diventato la chiave di volta della loro esistenza.

I Monaci sono chiamati a mostrare che si può davvero vivere aspettando il Regno che verrà e ne sono testimoni. I Monaci gridano con il loro Silenzio che Cristo è Re della loro vita e lo sarà in eterno.

Deo gratias!

LETTURE: Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37