Il commento alla Parola di domenica 29 agosto (XXII domenica del tempo ordinario b) a cura di Sr Maria Chiara del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

«Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» (Mc 7,14-15). Gesù, nel Vangelo di oggi, parla chiaro. Non sono i fattori esterni che ci sporcano interiormente. Additare gli altri, accusare la società, prendercela con il nostro passato ci impedisce di constatare lucidamente che «Dal di dentro […] escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,21-23). Sono io che partorisco le intenzioni cattive, che causo il mio male e lo diffondo intorno a me.
Certo, sono molte anche le sollecitazioni dall’esterno. Il mondo in cui viviamo ci bombarda quotidianamente di immagini, slogan, messaggi subliminali che, come frecce, ci colpiscono e penetrano in noi senza che ce ne accorgiamo. Ogni giorno beviamo veleno. Basta aprire un’innocua pagina internet per leggere le notizie e ci si accorge immediatamente che fra i fatti di cronaca spuntano come funghi pubblicità poco edificanti, fake news che alimentano la confusione, istigazioni alla violenza… Logicamente, dovremmo essere tutti vittime innocenti del male che viene travasato in noi. Infatti, se non fossimo così pressati e disturbati da ciò che ci martella dall’esterno, saremmo delle ottime persone tutte immacolate. Non ci sogneremmo mai di cadere in tentazione e lasciarci schiavizzare dai peccati. Ma, ne siamo proprio sicuri?
Siamo sinceri: non siamo esonerati dalla responsabilità personale. Infatti, com’è che i santi sono vissuti nel nostro stesso mondo e non si sono lasciati rubare la libertà dei figli di Dio? Sicuramente hanno evitato le occasioni di tentazione. E quando le tentazioni non si riescono a evitare? Cosa fanno i santi? Restano umili. Non accusano nessuno per il loro male, ma chiedono perdono e si lasciano rialzare dal Padre. Pietro, per esempio, non ha detto: Ho rinnegato il Maestro perché mi sono sentito pressato. Ha pianto sulla propria colpa.
In un altro passo del Vangelo, Gesù così ci rimprovera: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!” (Mt 23,25-26). Lasciamo perdere la candeggina spirituale: aggiustare le apparenze non ci pulisce dentro. Siamo inclini al male, sì, ma possiamo scegliere il bene. Possiamo scegliere di non dar retta alle tentazioni. Siamo liberi di non produrre il peccato, se, umilmente, ci riconosciamo fragili e ci abbandoniamo a Chi ci ha già lavato con il Suo Sangue. Ripetiamo spesso: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore. Meglio la medicina che la candeggina.

LETTURE: Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23