Il commento alla Parola di domenica 14 febbraio a cura di Maria Chiara (novizia) del Monastero Cottolenghino di Pralormo.

«Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro» (Mc 1,44). Che il lebbroso sia anche un po’ duro d’orecchi? Gesù gli chiede espressamente di non divulgare la notizia del miracolo e di seguire, invece, l’iter previsto dalla Legge, offrendo così una testimonianza anonima, ordinaria. Chissà se l’uomo risanato ha ascoltato questa richiesta. Magari sì, ma superficialmente, e non le ha dato peso. Oppure l’ha ascoltata bene, ma non capendone il senso, ha deciso che sarebbe stato meglio che tutti sapessero tutto subito: è arrivato Gesù, la soluzione di ogni problema! In fondo, non fa altro che dare una mano al Salvatore, diffondendone la fama. In fondo, ammettiamolo, la scelta migliore è sempre la nostra e se, come il lebbroso, non concordiamo con ciò che il Signore ci chiede in modo chiaro perché ci sembra insensato, non indugiamo a fare di testa nostra.
Obiezione: Gesù non parla a noi chiaramente come ha parlato al lebbroso. Come facciamo a conoscere la Sua Volontà per vivere in conformità ad essa? Come si fa ad ascoltare la voce di Dio? La nostra epoca bandisce il silenzio e l’ascolto. Non sappiamo più ascoltare nemmeno chi ci parla a pochi centimetri di distanza, figuriamoci se siamo in grado di sentire la voce di Dio. La nostra mente è molto affollata e il silenzio, essenziale per l’ascolto, non può respirare liberamente in noi. A dire la verità, ci incute timore. Preferiamo scansarlo e i mezzi moderni come la TV ci rendono un ottimo servizio in tal senso.
Eppure, il Padre provvidente sceglie il silenzio interiore per parlarci. Come un innamorato, ci attende nell’intimità. Vuole dialogare con noi. Come un’esperta guida di montagna, vuole condurci sul sentiero sicuro della Sua Volontà, che è Amore. Come un genitore, è pronto ad ammonirci quando intuisce che vogliamo fare di testa nostra, rischiando di precipitare da un dirupo che non vediamo. Come un maestro, ci rivela aspetti di noi da correggere. Il volto misericordioso del Salvatore si serve di vari mezzi per svelarci la Sua voce, ma aspetta paziente il nostro silenzio… altrimenti, come possiamo cogliere il Suo passaggio? Dunque, obiezione respinta.
Maria, Madre del silenzio e dell’ascolto, aiutaci a tacere e ad accogliere la Volontà Divina come fai tu. Magari non capiremo tutto subito. Nemmeno tu hai compreso tutto subito, ma a differenza del lebbroso, sei rimasta ancorata umilmente a Dio e sei stata capace di offrire al mondo una testimonianza nascosta.
Quanto a noi, si avvicina il Tempo di Quaresima, che conosciamo come tempo di digiuno. Sapete, potremmo digiunare da tanti rumori, tante parole e tanti pensieri inutili. Non perché si deve o perché si è sempre fatto così, ma per chiedere al Signore: «Parlami!». Se avremo il coraggio di lasciare un vuoto, un silenzio in noi perché Gesù parli, forse sarà la volta buona che coglieremo la Sua voce tanto sconosciuta e tanto desiderata.
LETTURE: Lv 13,1-2.45-46; Sal 31; 1 Cor 10,31-11,1; Mc 1, 40-45