Il commento alla parola di domenica 15 maggio 2022 (V domenica di Pasqua) a cura di Suor Maria Benedetta del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

In questa quinta domenica di Pasqua, il Vangelo ci presenta il comandamento lasciatoci da Gesù: ”Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”.

Prima della sua Passione, Gesù si congeda dai suoi discepoli attraverso il gesto della lavanda dei piedi che riassume tutta la sua missione: donare la vita per amore. 

S. Teresa di Gesù Bambino scrive: “In qual modo Gesù ha amato i suoi discepoli? Ah non erano le loro qualità naturali che potevano attirarlo, c’era tra loro e lui una distanza infinità. Egli era la Scienza, la Saggezza eterna; essi erano dei poveri pescatori ignoranti e pieni di pensieri terrestri. Tuttavia Gesù li chiama suoi amici, suoi fratelli. Vuole vederli regnare con Lui nel regno di suo Padre, e per aprir loro questo regno vuole morire sulla croce, perché ha detto: “Non c’è amore più grande che dare la vita per coloro che amiamo”. 

Gesù ci chiede di amarci con l’amore con cui Lui ha amato noi, un amore che è servizio e dono totale di sé.

Può forse Gesù comandarci qualcosa d’impossibile? L’amore si può comandare? Sappiamo quant’è difficile amare chi ci ha ferito, umiliato, denigrato, tradito. È facile amare chi ci corrisponde.  

Gesù ha amato Giuda che lo ha tradito, ha amato Pietro che lo ha rinnegato, ha amato i discepoli che Lo hanno lasciato solo nel momento della Passione, ha perdonato i suoi crocifissori, e ha aperto il Paradiso al buon ladrone. Gesù ha amato gratuitamente, sprecandosi per amore, senza reciprocità. 

Gesù può chiederci di amare i nemici, di fare del bene a coloro che ci odiano, di benedire coloro che ci maledicono e di pregare per coloro che ci maltrattano, perché Lui per primo l’ha fatto e ci ha dato l’esempio.

 Il vero amore non è un sentimento che va e che viene, ma un modo nuovo di essere, di relazionarsi, di vivere. L’amore non è fare qualcosa per gli altri, ma amarli e sopportarli per come sono. L’amore messo alla prova: “tutto spera, tutto crede, tutto sopporta”. 

Padre Marco Rupnik scrive: ”La vita che noi riceviamo dalla madre, la vita naturale, cerca in tutti i modi di evitare il triduo pasquale: si ribella a tutto ciò che è sofferenza, sacrificio, mortificazione, dono di sé, rinuncia alla propria volontà. Perciò non può amare e neanche incontrare il Salvatore, perché la Pasqua è il modo in cui nella storia si compie l’amore di Dio. La vita ricevuta con il battesimo si può compiere solo in modo pasquale. Chiunque cerca di passare dal mercoledì alla domenica perderà la propria vita ed è fuori dall’amore”.

Con il Battesimo abbiamo ricevuto una nuova vita e ora possiamo dire con S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive e ama in me”. Quando noi amiamo, è Gesù solo che agisce e ama in noi e più noi siamo uniti a Lui, più riusciamo a partecipare il suo amore a tutti . 

Lasciamoci amare da Lui e permettiamoGli  di effondere la luce della sua tenerezza e del suo amore in noi e attraverso di noi nel mondo.

LETTURE: At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35