Il commento alla Parola di domenica 28 febbraio (II domenica di Quaresima) a cura di Maria Chiara (novizia) del Monastero Cottolenghino di Pralormo.

Quando ero adolescente, in occasione della II domenica di Quaresima, ogni anno il nostro vice-parroco diceva, alla “Messa dei giovani” in Parrocchia: Oggi c’è il Vangelo della Trasfigurazione, perché il Signore vuole incoraggiarci. Questo mi è rimasto sempre impresso, tanto che oggi, a distanza di tanti anni, lo ricordo ancora. È vero, abbiamo trascorso la prima settimana di Quaresima, ci sembra così lungo il cammino e distante la meta della Pasqua, anche della nostra Pasqua personale, tanto sentiamo forte la lotta. E allora tiriamo il fiato! Ci immergiamo sul Tabor a contemplare la gloria del Signore, ad ascoltare la sua voce, la sua Parola che sempre ci rinfranca. Come sarebbe bello se questa tappa della Quaresima ci riempisse i polmoni d’aria, il cuore di speranza, le mani di coraggio, la mente di audacia… e gli occhi della luce dello Spirito, che fa vedere tutto in una prospettiva nuova! La Trasfigurazione di Gesù non è per atterrirci, per spaventarci, per confonderci, ma per ridonarci la speranza, per riaccendere in noi il vigore della fede, per farci rialzare lo sguardo verso ciò che davvero conta.
Il Padre fa udire la Sua voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato, ascoltatelo!”. Ed è curioso pensare che al momento della morte in Croce sarà un centurione, un romano, a riconoscere che quell’uomo è veramente figlio di Dio. Proprio questo Gesù, che ora appare in tutto il suo splendore e lo fa pregustare ai suoi discepoli, verrà abbruttito dai flagelli, dagli sputi, appesantito dalla croce, colpito dalla lancia, fino ad esalare l’ultimo respiro. Ma la morte di croce non spegnerà la sua gloria, ora preannunziata.
Il Santo Cottolengo era infuocato di speranza. Ci sono tante testimonianze, raccolte nei Processi, che parlano proprio di questo. Vorrei proporvene un paio, in particolare. “Il Servo di Dio possedeva pure eminentemente la virtù Teologale della speranza, e si può dire che questa virtù era caratteristica in lui. Si osservava che egli nutriva una ferma fiducia di conseguire la vita eterna pei meriti di Nostro Signore Gesù Cristo, e animato da questa ferma fiducia si esercitava nelle opere buone, in cima alle quali egli vi metteva sempre il primo suo pensiero, la gloria di Dio; il suo timore era sempre di non avere abbastanza viva la confidenza in Dio…”. “Questa confidenza procurava pure di accenderla in modo ardentissimo negli altri specialmente nei ricoverati; e quando parlava della speranza e della confidenza in Dio tanto ne’ suoi discorsi famigliari, quanto nelle sue prediche, si mostrava infuocato in volto, ed animato dal desiderio di imprimere negli uditori questa virtù in modo che non vi mancassero mai”.
La Trasfigurazione di Gesù trasfigura anche noi! Allora, facciamo “il pieno” di speranza, facendo memoria della Trasfigurazione del Signore lungo la settimana, di fronte alle inevitabili cadute che ci attendono. Così non ci scoraggeremo nel cammino, anche se in salita!

LETTURE: Gn 22,1-2.9.10-13.15-18; Sl 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10