Il commento al Vangelo di domenica 28 aprile 2024: Restate in me e porterete Frutto (Gv 15,1-8) a cura di Valentina Salla

Gesù usa ancora una volta un’immagine concreta per riferirsi alla relazione tra Lui e noi.

Il parallelismo è chiaro: noi siamo i tralci, siamo suoi figli, e lui è la vite, il Padre che dona la vita.

L’amore di questo Padre è così grande da lasciarci completamente liberi. Siamo noi a decidere se vogliamo portare frutto, se vogliamo essere tagliati e gettati nel fuoco oppure se scegliamo di rimanere in Lui per giungere in ogni dove ad annunciare la sua Parola. Rimanere in lui significa lasciare che la sua linfa passi in noi; solo così la Parola può abitare il nostro cuore e guidare la nostra quotidianità. Gesù ci mette di fronte entrambe le possibilità, ma non ci vincola mai.

Nel brano di Vangelo vi è un’espressione che mi ha colpita in modo particolare: “Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Tali parole vogliono annunciare che rimanere nel Signore non sempre è semplice, non sempre è una strada in discesa che ci conduce dove la nostra limitatezza vorrebbe, anzi, spesso ci sono vicende o situazioni che pare arrivino in modo inaspettato e che non capiamo; il brano di quest’oggi ci rassicura, dicendoci che sono quelle le situazioni in cui veniamo “potati” e che questa potatura permette alla nostra vita di portare più frutto, non ha una finalità punitiva. Inoltre, la potatura serve a eliminare eventuali germogli superflui o malati, è quindi un dono che il Signore ci fa per scardinare il male che può emergere in noi.